QUALCOSA A SARNO CI HA MOTIVATI

di Cristian Salmistraro



Qualcosa a Sarno ci ha motivati, tutti, a spingere più del dovuto, ad arrivare fino in fondo nonostante gl'intoppi che ad Airola  in confronto pareva di giocare. La mattina del Sabato era tranquilla, camminando all'ombra del Vesuvio, in mezzo alla pista gommata dai kart la notte prima, contando i trucioli di gomma e assaporando la grana dell'asfalto. Due nuvole, poi il vuoto, il diluvio, i lavandini che si aprono dal piano di sopra, le piscine in curva 1 e i tirannosauri che vagano in cerca di cibo tra le postazioni dei commissari di gara, nella speranza di scovare una mozzarella di bufala campana o qualche umano da divorare durante la catastrofe. Giornata buttata, due turni tra una doccia naturale e l'altra e poi tutti a grigliare sulla carbonella e a smontare pistoni per metter sù quelli freschi di frigo. La notte passa insonne tra fuochi d'artificio per il compleanno di Franco al bar di sotto e l'ennesimo turno sui kart per dimenticare il misfatto. Domenica ci svegliano l'afa e un caldo che si può quasi toccare. Sul banco per le punzonature si suda solo a tirare due fascette, ma oggi non c'è da scherzare: bisogna recuperare il tempo perso e a litri di sudore al posto della miscela, qua c'è da fare il tempo. Ginocchia infuocate che cercano riferimenti, sguardi incrociati sotto i caschi, traditi solo dal movimento repentino delle teste che non sanno più da che parte guardare, musiche dance anni 90 sotto ai gazebo e facce che si studiano tra il festoso e l'emblematico. È ora di rimettere nel furgone le infradito ed infilarsi gli stivali. In griglia ci si stende sui manubri, si chiedono acque frizzanti a vagonate e si entra in modalità zen, per visualizzare tutto quello che non hai fatto in tempo a sistemare, a limare nelle ore precedenti o chiarire nella tua testa, appigliandosi ai ricordi per i più esperti e a tante preghiere per chi è al suo battesimo del fuoco. Visiere appannate dal sudore e gas a fondo corsa, si mollano i freni e ci si sbatte in curva 1 con quasi due giri di manopola, verso il rettilineo massimo; verso domande alle quali non hai dato risposta. Le pompe dell'acqua scoppiano, i recuperi all'ultimo tornante non si contano quasi più e c'è chi dice di aver fatto anche tre o quattro capriole laggiù in fondo, in mezzo a quel polverone che si è alzato! Ah, non si è risvegliata la vecchia montagna di Pompei? No, è un motorino giallo che ci ha creduto fin troppo e stavolta deve aver esagerato. Andiamo a casa ritrovando noi stessi, applaudendo sorrisi nuovi sul podio, credendo in quell'ultimo sorpasso dove non si poteva e vedendo che anche se ci davamo per vinti, alla fine abbiamo fatto un buon risultato. Col sapore della pizza vera ancora sotto al naso e coi fuochi di Franco ancora nel cielo, salutiamo la Campania piangendo un paio di volte, come da tradizione; perché le altre dieci le conserviamo per quando ci rivedremo.