Pietro Trovato, quanto ancora ce n’è. Di gas e millesimi

di Emanuela Macrì

Il buongiorno si vede dal mattino. Sì. Ma non proprio sempre. Chiedetelo a Pietro Trovato (che all’anagrafe ha la T nel nome ma nella vita, per tutti, è Piero. E così sarà per noi, da qui in poi - NdR). Sì chiedete a Piero di una stagione 2025 tutta in salita iniziata malino e finita sul podio. Sul podio del Girone Sicilia dei Trofei Malossi, quello dove al primo turno di prove libere del sabato son già sorpassi, scie e sportellate, mica la sagra della polpetta al sugo.

Però se all’Autodromo Concordia di Favara era iniziata non proprio come sperava, con un mezzo che il primo giorno non ne voleva sapere e una giornata di gare chiusa in una settima posizione di giornata vero è pure che alla gara successiva, la prima a Racalmuto, chiuderà al quarto posto. Ai piedi del podio. “Sostenuto dai miei preparatori del Team BSC Moto, mia moglie e la mia famiglia che mi hanno convinto. Non potevo mollare. Dovevo crederci.”  Certo, c’erano pure un paio di stagioni senza prendere il via, un infortunio sul lavoro e la perdita dell’amico di sempre, Giovanni, a pesare su cuore e polmoni.

E sul fiato. Che non manca, con quattro sedute di allenamento settimanale in bicicletta. Ma non è lo stesso di altri piloti: io sullo scooter non ci sto per mesi. Manca il feeling con il mezzo! La pista più vicina a casa è comunque lontana e trovare un furgone e il tempo non sono cosa.” Ecco, arrivati a questo punto potrebbe sembrare che Piero stia cercando delle scuse e che le cose stiano per mettersi peggio. NO. Né l’una né l’altra. Perché è da qui che tutto cambia. 

Quel podio sfiorato all’Autodromo Valle dei Templi, infatti, è un invito. Un appuntamento per la terza, e ultima, prova stagionale. A Racalmuto. Dove tutto sembra girare, tutto gira, da subito. E Trovato è il nome del terzo pilota a girare più veloce nel sabato di libere, dopo Vincenzo Sciacca e Francesco Buscema. Ma i giochi si fan la domenica, si sa.  

Domenica: in qualifica la situazione è la stessa, ancora loro e ancora nello stesso ordine, così come in prima fila, sulla griglia. Tra Sciacca e Trovato ci sono due caselle, 75 millesimi di secondo di differenza al crono e 75 gradi (almeno percepiti) che salgono dall’asfalto. “Loro si giocavano il titolo del Girone. Io volevo vincere o almeno giocarmela. Tutta. Fino in fondo.”

E tutto il gas che ha, ce lo mette. Fino in fondo. Il suo scooter numero 26 è lì davanti con i due avversari diretti e con Francesco Bonomo. In una prima frazione di gara - la seconda sarà troppo tesa, per via del titolo che avrebbe consegnato - che “mi gusterò per tutti i 9 giri. Non saprei scegliere un momento preciso. È stata talmente tirata, piena, che l’unica preoccupazione, oltre a stare davanti, era di star bene. Sentire il sapore di ogni metro.” E dirsi che sì. Ancora ce n’è. 

Al netto di tutto ciò che pesa su cuore e polmoni. Pensando a quella foto “in sella allo scooter. Data 1996, anno di nascita di Sciacca. Lui in fasce e io a vincere. Insomma, ne è passato di tempo, ma ne ho ancora!” Ne ha davvero. Ancora, eccome. Ha 9 millesimi di vantaggio proprio su Sciacca e 32 di distacco da Buscema che in quella gara1, alla fine, sotto bandiera riesce a stargli davanti di un soffio. Tre piloti in 41 millesimi e Piero Trovato nel mezzo. 

A mettere il primo tassello di un terzo gradino sul podio di giornata che appaga. Giusto per dire che anche se il buongiorno non sempre si vede dal mattino, se “ci credi puoi aggiustare tutte le giornate storte. Nonostante la stanchezza di dover metter rimedio ad ogni noia del motore e della testa, la mia. Di dover pensare a tutto il lavoro nel box, non solo a cordoli, tempi e bandiere.” A dire che ancora ne ha, di millesimi e vantaggi. Di fotografie, in sella, da scattare.