di Emanuela Macrì
Un box a doppio ingresso e una storia, quella con i Trofei Malossi, iniziata nel millennio scorso. Armando Di Pasquale, infatti, da quel lontano 1998, ne ha fatta di strada. In tutti i sensi. Dalla sua Agropoli ai circuiti. Dalla fornitura dei ricambi, con quell’affaccio del box sul paddock, alla crescita di team e piloti in quel retro del bancone e “l’area gara” con vista pit lane. Quante ne ha viste passare davanti a quel box a doppio ingresso, di storie, facce, problemi cui trovare una soluzione. Ma anche e soprattutto, di vittorie da festeggiare e coppe cui trovar posto.
Sempre con lo stesso obiettivo “quello di far crescere i piloti ma anche, come negli ultimi anni, alcuni team che, pur avendo dei manager loro, poi ricadono sotto le insegne D.P.S. Assistendo la loro crescita, dando il nostro contributo tecnico e logistico, occupandoci della preparazione dei mezzi e della loro messa a punto. Di dare ad ognuno un mezzo pronto per la pista.” Lavorando in ogni stagione. Già, anche durante l’inverno quando lontano dall’asfalto il lavoro, comunque, continua.
Per il suo pilota Fabio Quattroventi, in griglia di partenza nel Trofeo ScooterMatic Regioni Nord e Sud, per Paolo Birtele e Giuseppe Iannini, che con le cure manageriali di Biagio Papa prenderanno parte al Trofeo ScooterMatic rispettivamente nel Girone Nord e Sud e per Ignacio Roman che con Francesco Avvisato, in qualità di manager, tornerà nel Trofeo Nazionale Scooter Velocità. Insieme alla grande novità di questa stagione.
“Il 100cc com’è? Bello – e ride, Armando – esteticamente bello. La risposta alla domanda, però, arriverà solo dal confronto con gli altri e tra i cordoli. Fare una valutazione, oggi, è difficile: l’apice dello sviluppo tecnico, infatti e secondo me, arriverà alla fine della stagione quando tutti i team, preparatori e piloti si saranno rapportati. Per il momento è una sorpresa, per tutti. Come lo è stato, al suo debutto qualche anno fa, il 94cc.”
Per il momento, dunque, si lavora. Su cosa? “Sugli assetti. Roman, così come Birtele, sono due piloti che ho conosciuto, e quindi imparato a conoscere, direttamente in pista. Con loro, lo scorso anno, abbiamo improvvisato un po’, cosa a cui, per metodo non siamo abituati ma si fa di necessità, virtù. Durante la stagione abbiamo via via sistemato le cose, lavorando sul rendimento del motore e assetto, lavoro a cui abbiamo dedicato la stagione a motore spento.”
Lavoro e metodo. “Quello messo a punto con Andrea (Martone NdR) con cui, oltre a condividere la famiglia – è mio cognato – e la professione – è il capofficina della mia azienda – è il compagno di lavoro nei fine settimana in pista. Da una vita.” Da una vita con lo stesso metodo “considerando sempre il lato negativo, immaginando cosa potrà accadere per lavorare in quella direzione, per scongiurare il peggio. Che poi non è detto che venga, ma se dovesse, non deve avere campo libero.” Al massimo ci sono scongiuri o riti scaramantici. “No, in assoluto. Non credo nella sfortuna. Possono succedere degli episodi, quelli sì, in pista succede di tutto. Ma nulla di controllabile con cerimonie o superstizioni di qualsiasi genere.”
Ma il peggio, quello che temete di più, che possa succedere in pista? “Una trasmissione che non funziona. Se non lavora, su un mezzo come lo scooter, non funziona nulla, manco l’assetto.” E si torna lì. Al lavoro attuale. Con un pensiero, però, al lavoro di ieri. “La gara più gustosa della stagione scorsa? Ne scelgo due: la vittoria di Birtele a Modena, ottenuta nonostante la pista e il mezzo sconosciuti. Li abbiamo lavorato sull’assetto e poco sul motore, lui ci ha messo del suo ed è andato a vincere per distacco. L’altra è la gara di Iannini a Varano, al di là del risultato, la condotta di gara, le scelte fatte duranti tutti i giri, mi è piaciuto davvero. Apprezzo molto quando lavorano di testa prima che di pancia. Quando antepongono, all’istinto, la strategia.”
Perché oltre al metodo di lavoro, in casa D.P.S. c’è il motto. La frase guida “Siamo bravi, ma non lo sappiamo.” Quella che spiega “come e quanto cerchiamo di non farci prendere alla sprovvista, con un piano B in tasca per ogni weekend di gara. Partiamo attrezzati.” Per avere un box a doppio ingresso, sì, ma anche a doppia uscita. Assicurata.