Il cupolino del suo scooter porta il numero 7 e non è un caso ma una scelta. Quella di onorare il giorno del suo compleanno che cade, per l’appunto, il settimo giorno del mese di novembre. Nato sotto il cielo dello Scorpione, con le sue stelle tra le più splendenti del firmamento, e nemmeno questo suo segno zodiacale sembra un caso. Perché Vincenzo Sciacca è un pilota pungente e risoluto, determinato e senza timori.
Come quando sul circuito di Magione, nella stagione 2018 dei Trofei Malossi, in gara superava tre avversari passandoli all’esterno. Fermando, così, il suo ricordo ancora oggi più presente, con il suo marchio di fabbrica. “Non so come vi vedano gli altri, in pista, ma se dovessi descrivermi io lo farei proprio così. Con quella che credo sia la mia caratteristica più marcata.” Quella voglia di vincere che gioca più di ogni altro sentimento e porta a dare di più, anche superando sé stessi. “Perché in pista ci vado per quello. Partecipare soltanto non sarebbe un motivo sufficiente. La vera spinta è puntare a passare per primo sotto la bandiera a scacchi.”
Come a Vallelunga, al World Malossi Day edizione 2019, quando nella seconda manche della gara della categoria SprintMatic la prima ruota al traguardo dopo una lotta serrata e una volata combattutissima, era proprio la sua. Come suo saranno il giro più veloce di giornata e il terzo gradino del podio. “Un piazzamento dovuto ad alcuni problemi incontrati in gara1 ma a cui guardo come a una promessa, un primo passo verso la rivincita da prendermi il prossimo anno: non nego che vorrei puntare al titolo nazionale.”
Una vittoria di manche che, insieme alla volata targata Sicilia del finale di stagione della ScooterMatic, sono gli elementi che danno vigore e ragione alla voglia di andare oltre le difficoltà e gli imprevisti con cui ha dovuto fare i conti fin dal suo esordio sui circuiti. “Fin da quella prima gara a Racalmuto di qualche anno fa dove insieme all’emozione della prima volta in pista ho imparato a fare i conti con la rabbia. Quella di un terzo posto che mi andava stretto perché dettato dalla sfortuna e dalle bizze del motore.”
Crucci e qualche caduta che non smetteranno di gareggiare con Vincenzo, ospiti senza invito tra asfalto e sfide. Anche contro il tempo “che non c’è. Nemmeno per gli allenamenti settimanali che non riesco mai a permettermi per via degli impegni professionali e, con questi, gli eventuali aggiustamenti alla preparazione. E allora finisce che in pista ci arrivi il sabato dei weekend di Trofei e lo stato delle cose lo misuri lì durante le prove libere. Cercando di arrivare al meglio sia alle qualificazioni che, il giorno dopo, in gara.”
Lasciandosi andare all’ispirazione del momento e della situazione, ma mai al caso. Puntando, così, tutto sull’istinto e sull’estro, figli di una passione tanto grande da non lasciare spazi liberi a nulla che non abbia il profumo della benzina. Quell’odore che somiglia così tanto a quello della competizione. Senza dimenticarsi di alzare gli occhi verso quel cielo di stelle luminose per esprimere il desiderio che quel 7 sul cupolino non rimanga solo il numero di gara ma possa diventare un moltiplicatore di sogni e soddisfazioni.
Emanuela Macrì