di Emanuela Macrì
Un percorso di obiettivi, personali, da raggiungere. La Malossi Racing Academy di Simone Mantovan è proprio questo. “Una possibilità, l’unica rimasta visti i limiti d’età. Un ultimo giro che però mi sta piacendo così tanto che potrebbe essere il primo.” Il primo di un futuro su due ruote. Anche se poi ogni cosa avrà il suo tempo e questo, per il pilota di Forno Canavese, è il momento della determinazione, di concentrarsi su altro.
Sui traguardi che di volta in volta si porrà, dopo quel primo weekend di gare a Modena “che considero come una sorta di data zero, fuori dal calendario. Perché la tensione era tanta, troppa e ricordo poco, quasi avessi scollegato il cervello. Troppo emozionato per tutte le considerazioni che, invece, farò sulla strada per Binetto, secondo appuntamento della stagione.” Quali esattamente?
“Il primo ostacolo da superare era quel ginocchio a terra che sul circuito modenese non c’era stato verso di mettere. Ma la saponetta va consumata, mi dicevo. E così sarà. Non al primo turno di prove libere ma al secondo. Prima la destra e poi la sinistra e via. Da lì sarà tutta un’altra storia.” Un momento che segna un prima e un dopo quel ginocchio giù a grattar via anche i pensieri del primo appuntamento con la bandiera a scacchi.
Anche se forse il primo vero risultato ottenuto è quella tranquillità con cui Simone arriva all’Autodromo del Levante. Un passaggio mentale in cui i suggerimenti dei coach si rivelano decisivi. “Rebecca Bianchi mi ha consigliato un allenamento quotidiano, Luigi Pannone di utilizzare anche le gambe sullo scooter non solo la parte superiore del corpo: un cambiamento determinante visto che a Modena, concluse le gare ero molto affaticato e avevo le braccia provate, tanto che il dolore permarrà per tutta la settimana successiva. Dopo Binetto, invece, sulla scorta delle indicazioni date, non avrò alcun problema.”
E in gara? “Beh, puro divertimento. Il duello con Vito Debellis in gara1 è stato esaltante, soprattutto quando alla fine del rettilineo lo vedevo arrivare con la coda dell’occhio ma, riuscendo a staccare meglio, non lo facevo passare. Lui lì a non mollare e io a difendermi dai suoi attacchi: “sta succedendo davvero!” mi sono detto in più passaggi.” E succederà davvero che sotto bandiera Simone la spunterà per soli 17 millesimi di secondo per un quarto posto di manche.
“Anche se nelle mie considerazioni è più importante quanto accaduto in gara2 quando dopo un errore, una partenza lievemente anticipata e quindi il fatto di dover lasciar andare il gruppo per non incappare nella penalità, non ho perso lucidità cercando, invece, di raggiungere l’obiettivo fissato con Rebecca della costanza giro su giro. Quella che a gara conclusa risulterà dai tempi forniti dal crono.”
In un percorso personale che, quindi, ha obiettivi precisi e nessuna distrazione ma “con il mio ritmo. Faccio il mio, con il mio tempo. Le cose fatte di fretta non mi sono mai riuscite.” Un pensiero che potremmo formulare come un hashtag per un ipotetico post. “#stepbystep suona bene” propone Simone. Molto social, certo, ma #conimieitempi forse rende meglio l’idea, perché ha il sapore della determinazione di un cammino, del rispetto verso sé stessi. E scusate se è poco!