Sandro e Riccardo Malossi: il lato positivo e la storia dei Trofei

Che non tutto il male venga per nuocere, in tempi di pandemia e quarantena, può essere un motto davvero difficile da digerire. Eppure ci sono storie che senza un problema da risolvere o una delusione tale da far dubitare il proseguo sulla strada intrapresa, nemmeno sarebbero nate. E la storia, sappiamo, insegna. Per questo, con Sandro Malossi, padre e patron dei Trofei Malossi, facciamo qualche passo indietro, proviamo a invertire il senso di marcia e tornare sulla griglia di partenza dei Trofei.

Era il settembre del 1987 – racconta -ed ero il responsabile commerciale della Malossi Srl. Una mattina, nel nostro negozio di Bologna, si presenta Renato Belletti, Presidente del Moto Club Micro della città, realtà che al tempo organizzava un trofeo interregionale di ciclomotori, portando con sé notizie non buone: la gara prevista per il giorno antecedente era stata annullata a causa del numero minimo di partecipanti non raggiunto. Ed io, che avrei dovuto tirare un sospiro di sollievo, (quella sponsorizzazione era un mero onere, visti i pochi onori) mi trovai a dire: Vediamoci una di queste sere per capire cosa sia possibile fare.”



Le serate, poi, si moltiplicheranno fino a portare, nella primavera seguente, al circuito di Chianciano per il debutto del Trofeo Ipermatic. Una prima volta a cui non mancava nulla. “Dallo speaker-giornalista corrispondente di Moto Sprint, al fotografo (per quella prima gara: io, che ero pure l’organizzatore), l’operatore tv (per l’occasione in panchina), le coppe, i premi in denaro, il crono, il direttore di gara, l’ambulanza, al medico. E perfino lo spumante che mi ero portato da Bologna.” 

Una formazione al completo, che si confermerà negli anni. “Con mia moglie Dina ad affiancarmi in qualità di segretaria di gara e mio figlio che allora aveva 5 anni e non mi lascerà più.” Riccardo che oggi dei Trofei Malossi è (anche ma non solo) Responsabile della Comunicazione ma lega “i primi ricordi in pista un po’ alla noia di un bambino catapultato in un mondo che gli si presentava incomprensibile. Fatto di giornate interminabili in cui all’odore dello scarico del motore due tempi si mescolavano quello delle gomme calde, dell’asfalto rovente e la compagnia delle zanzare. Per non parlare del freddo respirato nei pomeriggi del Motor Show trascorsi nella mitica area 48.”

Pomeriggi passati alla storia perché vedranno i portacolori Malossi aggiudicarsi tutte le nove edizioni del Trofeo Ipermatic. Mentre Riccardo cresce e il tedio giovanile lascia il posto all’entusiasmo per un lavoro, anche, di grattacapi ma comunque “ben ripagato dalla passione, dal grande calore umano portato dalle tante persone, dallo staff ai team, che hanno reso i Trofei quello che sono.” E sono diventati. “Testimoni, anche di vere rivoluzioni, quali il passaggio della comunicazione dalla carta stampata e delle immagini su pellicola al formato digitale. Per non parlare della loro evoluzione, dalle gare in kartodromo agli eventi in autodromi di prestigio.”

Un percorso, come racconta Sandro, in cui “ogni anno si aggiungeranno date e trofei fino all’organizzazione “Race Service”. Così quel primo interesse fuori schema del 1987 mi spingerà a preferire l’attività sportiva a quella aziendale.” Senza pentirsi mai. Ma trovando, semmai, conferme anche nelle difficoltà. 

Come quella volta “nei primi anni ’90 epoca in cui la Malossi, famosa per la personalizzazione dei carburatori, stava lanciando una nuova linea di cilindri. Prima dell’avvio della stagione di gare avevo ricevuto una telefonata, poco simpatica, di un cliente che suggeriva di lasciar perdere la nuova produzione perché, a suo giudizio, fuori dalla nostra portata di competenza. Mi ero trattenuto a stento, ma a ragione. Dopo qualche tempo, infatti, ripartiti i trofei in cui adottavamo i cilindri in questione, ricevevo una seconda telefonata, sempre dalla stessa persona, che chiedeva consigli per l’uso di quei componenti prima aspramente criticatiPotenza dello sport” (e della pazienza di chi sa di avere la ragione dalla propria ndr).

Perché per Sandro Malossi “I corridori sono coloro che corrono”, sottinteso “e non coloro che si fermano davanti alle difficoltà. Per me il mondo delle corse è tutto ciò che sta al di là dell’invisibile steccato costituto dagli alibi.” Niente di meno. “Continuare a correre in un campionato giusto, corretto ed equo”, invece, è l’impegno fissato da Riccardo per il futuro dei Trofei Malossi, “e sebbene non potremo essere perfetti, cercheremo di organizzare manifestazioni capaci di soddisfare tutte le persone che vi saranno coinvolte, in una evoluzione continua. Verso il meglio possibile.” 

Anche in tempi di grande incertezza, come quello che stiamo vivendo. “E se dovessi trovare un modo per dare inizio a questa edizione– chiude sorridendo Riccardo – forse quello più adatto è: Dica 33!”Perché la storia insegna, ma l’ironia e la positività davanti ad ogni situazione, aiutano decisamente. I Trofei Malossi, e la loro storia, lo confermano.

Emanuela Macrì