di Emanuela Macrì
Esperto in casi curiosi (così si definisce) e frequentatore dell’insolito. Trent’anni, e almeno la metà di questi trascorsi sulle due ruote, Raffaele Celentano vive in un luogo indefinito, tra il destino e la casualità. Nelle sue giornate, infatti, siano quelle trascorse nell’officina meccanica dove lavora o quelle spese a cercare di ottenere il tempo e il piazzamento migliore in pista, non mancano mai quelle piccole, ma significative, vicende collocabili appena fuori dall’ordinario. Momenti originali e non sempre, quanto non necessariamente, sfavorevoli.
Non del tutto, almeno. Come quando per dare inizio al suo 2020, stagione che segna il passaggio dagli Zip 70cc al Trofeo SS4Stroke, sul circuito di Varano de’ Melegari non rinuncia al suo singolare appuntamento quotidiano con l’inconsueto. Siamo solo “nel corso del secondo giro di gara1 e nell’affrontare una curva a sinistra sento il carter toccare l’asfalto e il mezzo scivolarmi, letteralmente, dalle mani. D’istinto, per evitare lo spegnimento e, quindi, la difficoltà di riavviarlo, cerco di non lasciare l’acceleratore facendo tutto il possibile perché motore non mi abbandoni. Come, invece, puntualmente farà.”
Manche finita. Anzi no. Perché “mi rialzo nel minor tempo possibile e, con un moto di stizza trovo il modo per riaccendere il motore: un calcio si rivela la formula capace di trasformare la rabbia del momento nell’insperata soluzione. Il motore, infatti, si riavvia e così risalgo in sella e spingo quanto più possibile. Rimontando fino al terzo posto in una frazione di gara, la prima della mia vita a due ruote e 4tempi, che poteva concludersi nel peggiore dei modi e, invece, diverrà una di quelle che non potrò certo dimenticare.”
Anche perché si farà ricordare come la gara che riassume un’intera stagione, nonostante si tratti della prima: da una parte perché chiude, nella seconda frazione, con un vero e proprio duello senza esclusione di colpi con Federico Rucci il quale, però, sotto la bandiera a scacchi avrà la meglio con un secondo posto. Dall’altra perché a ritagliarsi un ruolo da vero protagonista o meglio, da antagonista, sarà proprio quel carter.
Lo stesso che tornerà in primo piano nella seconda delle due manche che segneranno un’intera stagione “in cui ho creduto fino all’ultimo di poter fare meglio e chissà cosa sarebbe successo se” all’Autodromo di Modena, ultima data prima della pausa agostana. Dopo una banale caduta “riesco a rialzarmi. Il motore questa volta non mi ha tradito e allora mi rimetto subito in pista. Ma il tutto dura lo spazio di una curva perché attraverso un’apertura nel carter un piccolo sassolino aveva trovato il modo di infilarsi nella trasmissione.”
E far terminare prima del tempo una manche pesante per la classifica di una stagione all’insegna dello spettacolo e delle scintille, con una serie di battaglie fino all’ultimo filo di gas e tante soddisfazioni, senza riuscire a calmare, però, quella grande fame di risultati e rivincita. Quell’appetito che accompagna Raffaele dagli anni del motocross, quando l’universo scooter, oggi suo unico impegno, era ancora lontano. “Anche se lo scorso anno ho ricomprato una moto e preso parte a una gara trovando un secondo posto finale.”
Un piazzamento che, a dirla tutta, vale più di un oro perché ottenuto “nella stessa pista dove un infortunio mi aveva allontanato dai motori e dal fango.” Ma non da quella determinazione che nemmeno l’insolito e qualche evento curioso potranno mettere in forse. E nel caso in cui ci dovessero comunque riuscire, non dimentichiamoci dell’esistenza di quella “formula (peraltro non testata scientificamente - NdR) capace di trasformare la rabbia del momento nell’insperata soluzione”. Di convertire una potenziale ultima piazza in una rimonta e in un podio, grazie a un colpo di… scena!