Pasquale Foderà: la carta in più dei Trofei Malossi

Questa è la storia di uno di noi. E che, anche se nato a Marsala e quindi lontano dalla Calderara di Reno dei Trofei Malossi sarà proprio lì, a qualche chilometro dalla città di Bologna, che darà inizio alla seconda manche della gara più importante, quella vita lontana dall’asfalto dei circuiti, anche se questo, come vedremo, è solo un modo di dire. Perché oggi Pasquale (che di cognome fa Foderà ma che non ha certo bisogno di presentazioni) con piste e bandiere a scacchi ha un rapporto molto diverso rispetto a qualche anno fa. 

Decisamente altra cosa– racconta il nostro – in confronto a quanto vivevo nel 2008 quando la passione per gli scooter, e la voglia di stare in compagnia degli amici, mi avevano portato sulla griglia di partenza del Trofeo Regioni Sicilia. Dove, gara dopo gara, avrei imparato a conoscere la realtà dei Trofei e la persona di Sandro Malossi, arrivando a scoprire che dietro quella figura per noi quasi mitologica si celava una persona di grande umiltà e spessore morale.” La persona che cambierà il corso degli eventi non troppo lontani. Perché questa è la storia di uno di noi, di un imprevisto e di una proposta. “Una di quelle che non ti fermi nemmeno a pensare a quale possa essere la risposta. Perché ne hai solo una.”

Prima di pescare la carta dal mazzo delle Probabilità, però, il percorso aveva previsto un giro fra gli Imprevisti. Passando da “un infortunio– continua Pasquale, frugando tra ricordi che oggi sembrano distanti - rimediato durante un turno di qualifica sul circuito di Pian dell’Occhio, nel palermitano, e una frattura che lascerà il segno. Arrivata, tra l’altro, nel 2010, in quello che poteva essere l’anno buono perché la combinazione di un perfetto stato di forma fisica e un mezzo adeguato regalava quel sentore di soddisfazioni e vittorie che, invece no, rimarranno soltanto ombre all’orizzonte.”

E se un ritorno in pista ci sarà, “qualche gara e risultati lontani da quelli sperati” ad allontanare l’ormai ex pilota dai circuiti saranno gli impegni professionali di un impiego nell’esercito. Un’esperienza, però, temporanea che una volta conclusasi gli restituirà tempo e voglia di piste, gas di scarico e penumatici da consumare. “E la necessità di trovare un nuovo ruolo: l’assenza di un lavoro, infatti, rimava con un portafoglio vuoto e quindi l’impossibilità di rimettersi in sella. Ritornavo così in quello che era stato il mio team ma in qualità di meccanico.” 

Poi, però, ecco spuntare la carta delle Probabilità. Con una Possibilità che diventa Proposta (tutto maiuscolo): “Quella di Sandro Malossi che, dopo una stagione trascorsa a lavorare nell’allestimento e organizzazione delle gare siciliane, mi propone di seguire i Trofei ad altre latitudini. Insieme a un trasferimento a Calderara di Reno, un posto fisso e una nuova tenuta di lavoro, quella con il leone nel logo.” La risposta non tarda ad arrivare e sarà un’AudiA3 che, dopo le operazioni di carico, non somiglia più nemmeno a sé stessa. 

E se il proseguo è una storia nota, meno si sa di quanto gli rimane di quella terra che ha dovuto lasciare. “Con me porto tanta Sicilia, tutta quella che rivedo e ritrovo in alcuni piloti, molti dei quali provenienti proprio dalla mia regione: con quell’aggressività positiva, quella fame di riuscire, di arrivare a stare un passo avanti anche quando partono da due indietro. Senza darsi l’alibi di un qualche agio in meno rispetto ad altre situazioni ma con l’obiettivo di dare il massimo puntando al tutto. Sempre. Con tutta l’anima che conoscono.

E quando qualche giovane pilota gli chiede un consiglio, Pasquale non ha dubbi: “Raccomando di compiere i giusti passi senza azzardi, di darsi il tempo di conoscere il mezzo e di crescere in una categoria, senza precoci abbandoni. Per non farsi male, evitando che livelli raggiunti in precedenza si confrontino con i nuovi risultati che tardano ad arrivare, portando così a delusioni capaci di soffocare la passione per mancanza di motivazione.” Perché un pilota non è solo gas aperto e tempi da battere.

In questo il circuito trapanese di Kinisia dove è cresciuto, è emblematico. “Ho sempre preferito i kartodromi agli autodromi perché penso sia nei primi che il pilota fa la differenza, dove la tecnica si antepone alla meccanica. Lì a vincere e stupire sono i piloti, quelli in cui, per carattere, mi rivedo.” Persone che assomigliano a quella terra che ha dovuto lasciare e che, a differenza del “ragazzo della via Gluck”, ritrova ogni volta che torna. Insieme a uno scooter parcheggiato nel box e quella passione per le due ruote a cui nessun imprevisto potrà togliere ossigeno. Né  benzina. 

Emanuela Macrì