di Emanuela Macrì
Trentacinque anni su due ruote, a sistemare nel carrello della vita vittorie, podi e soddisfazioni anche se “non sono solo quelli a contare”. Parola di Max Verderosa, uno dei più titolati piloti italiani che in quella vita spesa in pista, così come in quel suo virtuale carrello, non ha dimenticato la scorta di consapevolezze e paure, casi, proposte e telefonate che ti fanno cambiare strada.
Come quando, nei primi anni Novanta, la chiamata al suo meccanico di fiducia per qualche consiglio sulle modifiche minime da apportare allo scooter appena acquistato per la vita di tutti i giorni diventa un invito a trascorrere una domenica in pista a Rioveggio. Un appuntamento, non fissato, con Sandro e Ugo Malossi, e con la (sua) storia che da qui non è più la stessa.
Lasciati alle spalle “gli impegni con il mondiale motocross classe 125, non riesco a dire no a un invito telefonico di Sandro e così nel giro di pochi giorni mi ritrovo in griglia di partenza a Vallelunga in sella a quel 70cc capace di farmi dialogare con asfalto e velocità, una combinazione che non ho mai davvero apprezzato prima di allora.” Anche se la composizione giusta, la vera svolta arriva, ancora una volta, al telefono.
Dall’altro capo “è ancora il patron dei Trofei Malossi che sta dando forma e sostanza a una nuova idea, quella dello scootercross offrendomi l’opportunità di partecipare a un evento in programma a Genova.” E proprio mentre “cerco le parole per dire che no grazie questa volta non posso, sento pronunciare la formula magica: ci saranno anche i piloti del cross a stelle e strisce.”
Un coniglio estratto dal cappello e Max è già lì, in quel Palasport che lascerà, però, con grande amarezza “per un terzo posto che non riesco proprio a digerire. Perché frutto del tradimento del motore che inizia a perdere colpi poco prima del traguardo, mentre sono davanti a tutti, nonostante il mio sia un mezzo inferiore rispetto agli altri, e proiettato verso una gloriosa vittoria.” A occupare i primi due gradini del podio saranno le stelle del cross mondiale del momento Jeremy McGrath e Alex Puzar.
“La miglior pubblicità, certo, per il lancio della nuova categoria ma, per me, un sassolino rimasto nello stivale che, troverò il modo di togliermi.” Vincendo le due prime edizioni del Trofeo Malossi ScooterCross per chiudere conti e cerchio “nel 1998 quando ritrovo McGrath e non perdo l’occasione per lasciare sulla terreno il fastidioso sassolino, andandomi a prendere gara e posto più in alto, sul podio e in classifica, quello che quattro anni prima mi ero visto sfuggire per pochi metri e tanta sfortuna.”
Un debito, con sé stesso, saldato e una stagione della vita che si chiude. “Nel 1999 passo al neonato Campionato italiano Supermoto (realtà che ancora oggi, dopo tanti successi, lo vede impegnato e impegnativo come avversario NdR). Dopo aver guidato solo scooter per quattro anni torno alle moto. Prima di salire in sella penso a quel tempo temendo di averlo buttato via e di dover riprendere il polso del gas e della situazione.”
Gli bastano pochi giri, invece, per “capire quanto quel tempo non sia stato perso ma investito. Anzi, una vera manna dal cielo! Da subito comprendo quanto le prestazioni e la tecnica siano migliorate: da una parte mi è chiaro quanto andar forte su uno scooter sia molto più difficile che riuscirci su una moto. Dall’altra capisco quanto dedicarsi a più specialità permetta di raccogliere informazioni e competenze capaci di rafforzare le prestazioni nella disciplina eletta quale primaria.”
Tutto chiaro e limpido quanto il fatto che le proposte telefoniche di Sandro Malossi non si possano, debbano, rifiutare perché dettate da un intuito, una visione che vanta una marcia in più. Come prova “quella indicazione di frequentare il corso di formazione, appena istituito in quello stesso anno, per tecnici sportivi federali, figure previste per l’insegnamento ma anche per la selezione di giovani talenti azzurri.”
Un impegno preso sul serio da Max, che un NO come risposta manco lo mette più in conto, fidandosi di quelle parole “anche se ora credi non ti servirà vedrai, che prima o poi, arriverà un momento in cui ti sarà utile.” Il patron, infatti e ancora una volta, ci vede lungo e giusto: quel momento arriva, qualche decennio dopo e l’occasione porta il nome di Malossi Racing Academy di cui sarà coach.
Un ruolo perfetto per chi ha fatto delle due ruote una professione ma ha saputo guardare oltre l’asfalto, il fango e gli allori. “Con Igor Cassina e Mike Maric ho partecipato al progetto “Praticate sport in sicurezza” incontrando nelle scuole studenti e insegnanti per parlare di sport e buona pratica, a me particolarmente caro, dopo aver fatto amicizia con la paura tanto da farne un punto di forza.
La cosa sorprenderete è stata scoprire come tre atleti tra loro sconosciuti, provenienti da discipline tanto lontane come il motorsport, la ginnastica e l’apnea, condividessero la stessa visione in fatto di sport e di spirito sportivo. Un qualcosa slegato dalla disciplina praticata ma più alto e trasversale, che riguarda tutti gli atleti. Qualcosa che vorrei condividere con i partecipanti dell’Academy raccontando di quanto individuare il giusto obiettivo sia determinante. Così come imparare a darsi tempo e avere rispetto di ogni singolo passo.”
Perché “ciò che non raggiungi, se ci credi e lavori, arriverà domani e continuerà a farlo se avrai cura del tuo fisico e della testa per mantenerlo.” Parola di Max Verderosa, uno dei più titolati piloti italiani che in quella vita spesa in pista, così come in quel suo virtuale carrello, non ha dimenticato la scorta di consapevolezze e paure, casi, proposte e telefonate che ti fanno cambiare strada. Ascoltando i consigli illuminati e rimettendo in gioco le proprie convinzioni con un “vai a vedere che anziché perder tempo ho fatto bene a correre con lo scooter?!”