Luca Rinaldi. Il sorriso, i Trofei Malossi e quella volta del Supercross

Il sorriso in tasca e tanto ottimismo a riempire il serbatoio delle sue giornate. Ma nessun pieno alla moto, no. Perché quello di Luca Rinaldi con le due ruote è un amore, nato e rimasto, puro. Platonico. “Non ho una moto parcheggiata nel box e nemmeno trascorsi da pilota.”Ma, in compenso “un grande amore per i motori e, insieme, la convinzione che ognuno di noi abbia predisposizioni naturali da assecondare, non forzare.” A ognuno il suo, dunque.

E non possiamo dubitarne se a dirlo è uno come Luca, che tra pistoni, carburatori e marmitte, ci ha trascorso una vita, lavorativa. “Era una mattina di settembre del 1981 quando entravo per la prima volta in azienda. In quella Malossi che sarebbe diventata la mia seconda famiglia. Dopo una serie di lavori precari, quel giorno, davo inizio a una storia che fra un paio d’anni mi condurrà alla pensione.” 

Un lungo percorso dedicato al controllo del materiale e la gestione delle spedizioni, a cui si aggiungeranno gli impegni nei Trofei Malossi. “Dove cerco di dare il mio contributo nel comparto della logistica e dell’organizzazione generale: dall’allestimento della zona premiazioni fino quello alla pistaCon tanto lavoro da fare e, come a volte capita, anche da rifare, quando entrano in gioco variabili, come il meteo, capaci di vanificare l’impegno di ore.”

Imprevisti affrontati sempre e comunque con il sorriso, senza mai lasciare spazio alla stanchezza. “Perché sulla fatica hanno la meglio il fascino dei fine settimana ad alta elettricità da competizione e la possibilità di lavorare in un gruppo che nel tempo è riuscito a mantenere alto il livello dell’entusiasmo. Trasformando la fatica in una sensazione positiva.” 

Anche perché quello dei Trofei Malossi è un universo che non finisce mai di stupire. Come in una gara di ScooterMatic, la categoria che sceglierebbe da pilota (senza nulla togliere a tutte le altre, ben inteso!). “Sarà che sono nato, sportivamente nei kartodromi dove non è difficile assistere a gare combattute dal primo metro, quelle in cui uscire indenni dalla prima curva, dopo il rettilineo della partenza, significa aver vinto già una battaglia. Sebbene se nulla possa dirsi deciso fino alla bandiera a scacchi.” Una categoria dal carattere spumeggiante, anche se quella che porta nel cuore è un’altra. 

E qui, sorridendo, il pensiero vola a quella volta che “Sandro mi aveva proposto di seguirlo al SuperCross di Genova, manifestazione che vedeva in pista anche i colori Malossi. Erano i tempi della categoria ScooterCross, quella che mi rimarrà nel cuore e che porterà in sella agli scooter Malossi anche Jeremy McGrath, pilota statunitense tra i più titolati di ogni tempo nel Supercross. In quell’occasione però, per motivi ora dimenticati, alcuni mezzi erano rimasti senza guida.” 

Ma Sorriso e Ottimismo non avevano tolto casco e guanti e Luca, da accompagnatore stava per protagonista di un evento che rimarrà nella memoria, non solo la sua. “Girando per il paddock avevo avvicinato un gruppo di piloti francesi mai incontrati. Sconosciuti che nel giro di pochi minuti avremmo visto sul tracciato di gara, in cinque o sei, pronti a partire alla guida degli scooter rimasti orfani.” L’allegria di Luca li aveva contagiati e convinti a partecipare a un’esperienza che ricorderanno.                                         

Negli anni, infatti, rincontrandosi, non mancheranno di ritornare sulla gara di Genova. Rinnovando, così, quel rito che ancora oggi è avvolto nel più fitto dei misteri. “Perché non conoscevo – spiega Luca- come peraltro ancora oggi, una sola parola di francese!”. Probabile, dunque, che quel vecchio saggio avesse ragione quando sosteneva che Tutti sorridiamo nella stessa lingua.

Emanuela Macrì