Il tricolore ScooterMatic di Pietro Rizzo è una missione mostruosa

di Emanuela Macrì


All’appuntamento finale della stagione per dimostrare che le missioni impossibili non sono (sempre) impossibili. Pietro Rizzo ci arriva così al Taruffi di Vallelunga, con il diploma di testa serie del Girone Scootermatic Nord tra le mani e in tasca il modulo di richiesta per il risarcimento dei danni causati da una sorte avversa. Quel destino che sembrava aver calato la mannaia sui sogni tricolori del pilota di Milazzo, ma non aveva capito con chi s’era messo in affari. Perché quel titolo italiano Pietro lo aveva già sfiorato più volte senza riuscire mai a conquistarlo. E gli era rimasto lì, sullo stomaco.

Ma se tutto questo ancora non bastasse, alla voglia di riscossa e di mettere in bacheca quella coppa, si aggiungono altri fattori determinanti. Tra questi quel motore, spiega il preparatore Nunzio Coglitore, “su cui interverremo in termini di rapidità, lavorando perché raggiunga la velocità massima nel minor tempo possibile.”  Un motore “pazzesco – sottolinea Rizzo – perfetto per aiutarmi, rimediare alle difficoltà di guida cui devo far fronte. Soprattutto in alcuni tratti dove si usa molto il corpo come al Tornantino.”

E permette di trasformare in atto il piano messo a punto “rimanendo a lottare in un gruppo dove ci alterniamo in testa alla gara senza mai riuscire a fuggire, per poi accelerare al momento giusto, sul rettilineo.” Dove di fatto, a ogni giro ad esclusione soltanto di uno dei cinque previsti, precede tutti e sembra fare le prove per l’atto finale quando “decido di allungare, staccare tutti dopo la Cimini2, prendermi il vantaggio per tempo e godermi l’ultimo tratto di gara.” Ma…

“Ma Francesco Buscema (Buscema Racing Team) si avvicina, mi passa.” Alt, fermi tutti. “No, non posso lasciarlo andare! E allora apro il gas, lo riprendo alla Roma e vado a vincere.” Giornata e stagione. Sorte avversa e destino beffardo. Per dimostrare che, davvero, non è mai finita finché non è finita. A meno che non si tratti della voce di Maurizio Morgante, suo preparatore e, insieme a Coglitore, anima di Enneci Motor Racing, che ha lasciato corde vocali e ogni suono articolabile tra il muretto e il box.

Dopo 5 titoli italiani (a cui si aggiungono i 2 di Nunzio) e 2 mondiali da preparatore, dopo anni in pista e bandiere a scacchi, ancora non si è abituato alla gloria e all’alloro. Anche perché “non ci sono segreti – racconta gesticolando - ma solo un lavoro da vera squadra quale siamo. E siamo il top.” Capaci di “creare un mostro – conclude Nunzio - anzi due: motore e pilota!” Per una missione mostruosa, finalmente, compiuta.