di Emanuela Macrì
Niente cabine telefoniche, caverne iper-tecnologhe o morsi di aracnidi. A Franco Carlucci basta una griglia di partenza per trasformarsi, per diventare Franquez (e ride mentre racconta) come il suo team l’ha soprannominato. Per via di uno stile di guida deciso, un po’ alla Marquez, anche se il suo idolo è un altro, è quel Valentino Rossi che si è persino tatuato, in due occasioni, sulla pelle. Una volta abbassata visiera e aperto il gas, però, per il pilota del Team Monaco non esistono eroi o miti, nulla al di fuori della concentrazione e la ricerca del miglior risultato possibile.
Con quella costanza che lo porta ad essere sempre lì, davanti, a giocarsela e lottare senza risparmiarsi mai. Come ad Airola, nell’ultima gara della stagione del Girone Sud impegnato in due manche che lo descrivono come meglio non si potrebbe. “Dopo tutti i problemi incontrati il sabato, mentre in serata penso al giorno dopo, non riesco a darmi una posizione migliore del decimo posto finale.” E invece, poi “Claudio e tutto il team fanno qualcosa – che non so nemmeno io cosa ma va benissimo così! - compiono forse un mezzo miracolo e già nelle libere della domenica capisco di avere un altro passo.”
Quello che gli regala un posto fisso nel quartetto di testa e a chiudere più giri in testa nella prima frazione e, nella seconda manche, a regalare a pubblico e avversari quel cioccolatino, quel doppio sorpasso in uscita dell’ultima curva con passaggio sul rettilineo davanti a tutti. “In alcuni momenti ho pensato anche di poter vincere. Sapevo, però, di peccare sull’allungo. Ho cercato di rimediare compensando con altro, ma alla fine andrà diversamente.”
Anche se “alla fine penso che quell’abbraccio al mio arrivo al box, con tutti i ragazzi a esultare con gli occhi lucidi sia il vero trionfo. Una vittoria di gruppo, al netto delle classifiche che, comunque, mi vedranno secondo di giornata e in classifica stagionale di girone. Alle spalle di un pilota del calibro di Gennaro Scelzo!” Ed eccolo qui il vero Franco, quello che comunque sia andata sa di aver dato tutto quello che aveva.
“Nonostante i tanti problemi che spesso ci accompagnano, mantengo sempre la calma. Schierarsi in griglia con i nervi tesi non potrebbe che complicare la situazione.” E poi per la rabbia non ci sarebbe, nemmeno, posto. “Perché in pista mi porto sempre quel mezzo secondo risparmiato tanto nelle libere che nelle qualifiche. Quel 10% messo da parte per la gara. Quando si spegne il semaforo e succede, si dà, tutto.”
E anche se forse non sarà un supereroe di Franco Franquez Carlucci non si può certo dire che non sia un lottatore vero. Uno di quelli che spesso mettono la firma sul giro veloce di manche, come ad Airola, e che nemmeno il tempo di scendere dal podio già pensano alla preparazione per Vallelunga. Senza mantelli e superpoteri. Magari con qualche mezzo miracolo – già peraltro chiesto al suo preparatore e amico fraterno Claudio Monaco che, manco a dirlo, è già all’opera! – e un solo comandamento: lottare, senza mai perdere il sorriso.