di Emanuela Macrì
La delusione è un elemento a due facce, tanto potente da rivelarsi capace cambiare il corso delle cose, il contenuto delle storie: nelle sue possibilità, infatti, ci sono quella di gelare i sogni oppure, all’inverso, di farsi scintilla di passioni destinate a non spegnersi. La differenza nell’esito è data dalla reazione, dalla risposta che a quella delusione siamo in grado di dare. Come in questa storia, iniziata una ventina di anni fa e ancora in cammino.
Una storia che inizia il giorno in cui Francesco Bonomo, poco più che quindicenne, vede entrare nell’officina dove ha trovato il suo primo impiego, uno scooter preparato e destinato alle competizioni. Una folgorazione. E da subito si fanno largo in lui l’istinto di avvicinarsi insieme alla curiosità di osservare da vicino il motore. Così, spontanea, arriva anche quella richiesta perché gli venga assegnato il lavoro di smontaggio del carter. Un entusiasmo spento, però, subito da una risposta negativa che lo gela. Una battuta, che forse mirava all’ironia, ma finirà per piantarglisi dritta sullo stomaco.
Rovesciandogli un malumore che non riesce a togliersi di dosso e “arrivato a casa, a fine giornata, a mio padre appena mi vede mi chiede - che hai? - tento, invano, la carta del – niente -. Ma alla seconda replica capitolo e gli racconto il fatto. Il giorno, dopo convinto che non si trattasse di un puro capriccio ma di nascente amore vero, mi farà trovare sotto casa un motorino nuovo, tutto mio”. Il suo primo mezzo, un motore dove poter mettere le mani e, soprattutto, la prima sgasata verso quel mondo di gare e circuiti che non smetterà di frequentare.
Arrivando, qualche tempo dopo, ai Trofei Malossi. È il 2003 quando per la prima volta in griglia schiera il suo scooter numero 13, che diverrà presto quel 29 che non lascia più “perché è l’omaggio alla memoria del mio amico Alessandro, mancato qualche anno fa”. Non più in questa vita ma accanto, sempre, negli anni che lo vedranno crescere, formarsi, lottare nella categoria 70cc. Diventare quel pilota che alle poche parole pronunciate rimedia con le tante coppe alzate.
“Perché un pilota lo vedi dalla testa. Il segreto sta tutto lì. Possono esserci piste e tracciati che si avvicinano di più alle proprie caratteristiche ma, alla fine, insieme alla potenza del motore la forza sta nella mente, nel darsi un metodo: per me molto sta nel preparare la gara già dal primo giro delle prove libere, affrontando queste ultime come si fosse già in una manche. Con costanza e convinzione”.
Le stesse che servono per emergere in una categoria come la ScooterMatic “il vero campo di battaglia perché fatta di griglie molto numerose e frequentata da piloti di alto livello, in ognuno dei tre gironi dei Trofei”. Ecco perché se dovesse scegliere un momento su tutti “non ho dubbi nel preferire la vittoria nella World Malossi Day Cup del 2018, dove riuscivo a tagliare il traguardo in solitaria, lasciando il rettilineo dietro di me completamente vuoto: su un tracciato tanto impegnativo per gli scooter come quello, dove si procede in gruppo, riuscire a staccare tutti era già una conferma. Vincere così un Mondiale è una, anzi LA, soddisfazione più grande.”
Su una pista che non gli nega l’ennesima controprova anche nell’edizione 2020 dell’evento conclusivo della stagione 33 dei Trofei Malossi. Siamo a Vallelunga per la finale a gara unica della ScooterMatic. Francesco arriva al Taruffi da testa di serie del Girone Sicilia e forte di una seconda piazza in classifica generale e provvisoria a soli 5 lunghezze da una vetta occupata dal corregionale Vincenzo Sciacca (Team Macera e Accardo). Le prove cronometrate, però, non si rivelano all’altezza delle sue aspettative, relegandolo a una poco confortante 27ma posizione.
Ma il pilota palermitano del team Birilli Racing, non dimentichiamolo, di delusioni ne sa e sa bene quanto le stesse anziché congelare i sogni, se girate a proprio favore, possano trasformarsi nella scintilla d’accensione per realizzarli. Così, oltre alla penultima fila in griglia, nemmeno la pioggia battente e condizioni della pista che per lui non sono certo ottimali, sapranno e potranno incidere, perché dalla sua ha la costanza e la convinzione di sempre.
“Durante il primo giro ero riuscito a recuperare più di dieci posizioni e nel secondo mi sono accorto di avere davanti solo il gruppo di testa. Ho capito che me la potevo, dovevo, giocare e così è stato”. Sotto la bandiera a scacchi, infatti, l’unico a precederlo sarà Antonio Paduano (Team Rivieccio) e sul podio stagionale della ScooterMatic nessuno potrà salire su un gradino più alto del suo.
Senza cedere a un cronometro che ogni tanto tanto delude ma sul quale si può avere la meglio, con testa, metodo e costanza. E contando, quando c’è, su un talento più forte di qualsiasi pioggia e malumore, che per la stagione 34 dei Trofei Malossi ha già individuato una nuova sfida. Stay tuned!