di Emanuela Macrì
“Che bomba questo 100!”. Ignazio, ma tutti lo chiamano Enzo e così faremo, Scianna promuove a pieni voti la sua nuova avventura che trova nel casco indossato, quello con l’espressione sbalordita di Rossi, tutta la sua essenza. E la festeggia come meglio non potrebbe, con “la prima volta con un motore a 100cc in una domenica che non dimenticherò.” Per un esordio a tutto tondo e la conquista del gradino dal numero perfetto sul podio che, però, non sono tutto.
Dietro le quinte c’è altro da raccontare, oltre che da ricordare. A partire “dal motore che non sono riuscito a ricevere per la prima di Racalmuto e sarà poi pronto solo nella notte del venerdì, a poche ore dale prove libere di Favara, passando per il debutto personale sul circuito del Concordia, conosciuto sì ma solo nella sua configurazione precedente quando il senso era orario. E poi, quanto accaduto nella seconda manche.”
Quel freno posteriore che l’abbandona dopo due giri dal via “e gli altri otto da gestire solo con l’anteriore. Le difficoltà non sono mancate, tanto da temere di non riuscire a finire la gara e conservare quel terzo posto ottenuto nella prima finale.” Una complicazione aggiuntasi alla necessità “di prendere le misure di un mezzo uguale al 70 in tema di ciclistica, ma tanto diverso, e potente da farmi dubitare sulle prestazioni del primo.”
Ad un certo punto del sabato, infatti, Enzo dice di “essere andato in confusione e chiedere “ma perché non cammina ‘sto motore?” per poi capire che il problema non se ne sta sotto la sella del 70 ma nell’esuberanza del 100, che al confronto sembra quasi un 4tempi! Tanto potente anche come esperienza e un ottimo allenamento per entrambe le categorie.”
Un’avventura nuova ed esaltante, così come il pilota di Bagheria, se l’era sognata “già lo scorso anno, quello del rientro dopo otto stagioni lontano dai Trofei Malossi, con una gran voglia di misurarmi con qualcosa di nuovo, dopo le tante soddisfazioni sul 70cc, le sfide all’ultimo gas con Nicola Mannino e i numerosi podi conquistati.” Un sogno che però andrà cullato, ragionato, ponderato.
Per arrivare “a Favara, alla prima curva dopo il rettilineo, il punto più diverte del tracciato, dove ad ogni giro mi sento di osare, ogni volta di più. Mentre con gli occhi cerco di rubare i segreti ai big lì davanti, fermando nella loro regolarità il mio personale obiettivo di stagione.” Per andare a prendersi quel terzo gradino del podio e dire che, come previsto e prevedibile “questo 100cc mi fa impazzire!”. E il meglio, si dice, deve ancora venire…