di Emanuela Macrì
Con le esperienze raccolte negli anni nel box condiviso con papà Gino, che supporta lavorando con lui nella preparazione del mezzo in tutti gli appuntamenti dei Trofei Malossi nei Gironi Sicilia e Sud, Diego Saraceno è passato a quello della Malossi Racing Academy. Da preparatore a protagonista in sella all’Italjet Dragster ma con papà Gino a seguirlo con lo sguardo e con il cuore, ad ogni giro.
In ogni momento che per un pilota durante una stagione possono essere tanto diversi l’uno dall’altro, tra alti molto alti e bassi, a volte, molto bassi. E te lo possono raccontare in tutte le lingue, ma poi finisce che lo capisci solo se lo provi. Perché prima di iniziare un’avventura come la MRA ti aspetti delle cose che poi, praticamente ogni volta, si rivelano diverse.
Così come per Diego che tutto avevo messo in conto “ma non di trovare dei coach così attenti, a seguirti passo passo in tutto, correggere e sostenerti.” E men che meno “di trovarmi a pfar parte di una squadra, con compagni così amichevoli, così uniti” Squadra, sì. E non gruppo. La differenza, nella scelta del sostantivo, è notevole. Una prova? Può bastare quanto detto da Umberto Bettoli durante l’intervista (leggere QUI per credere) a proposito della guida del compagno di avventura siciliano.
Diego che proprio in Malossi Racing Academy sta facendo i conti con gli insegnamenti di Rebecca Bianchi e Luigi Pannone e fra questi “se ti sorpassano, ricambia il favore” il più difficile da mettere in pratica per me, che per carattere riesco meglio nella gestione in solitaria. Come in qualifica, quando per fare il tempo non cerco le scie o la sfida ma il giro veloce ottenuto in autonomia.”
Questione di concentrazione. “Come nei minuti che precedono l’ingresso in pista, prima della gara. Quelli in cui ripenso alle cose spiegate durante i briefing e ai consigli. Chiudo gli occhi e ripercorro con la mente la pista, faccio il primo giro virtuale prima di quelli da fare a gas aperto.” Sul resto, leggi cattiveria agonistica e determinazione “ci sto lavorando”.
Per tornare alla situazione di Modena, seconda frazione della prima gara in programma “quando per un paio di giri ero in testa al gruppo. Quel momento è stato davvero esaltante ed è lì che voglio tornare. Sto lavorandoci molto, soprattutto mentalmente, la parte in cui mi sento di essere più cresciuto in Academy.” Facendo bottino degli insegnamenti tanto dei coach quanto quelli dell’asfalto.
Anche perché ai momenti alti, si diceva, capita che si alternino quelli bassi. “Molto bassi come la caduta rimediata in gara a Binetto. Un colpo per la classifica generale e una ripresa che mi ha tenuto lontano dalle due ruote fino alla gara successiva, quella di Magione.” Una situazione che, però e inaspettatamente “mi ha aiutato tanto. La prima volta che cadi è, anche e quindi, la prima volta che torni in sella. Devi imparare a gestire il momento e fare i conti con quanto accaduto.”
Perché poi non sei più lo stesso pilota di prima. Ma per ritornare in sella, migliorato, devi saperti confrontare, con te stesso in primis. Perché come si dice “ogni volta che cadi raccogli qualcosa”. E quel qualcosa devi sapere come valorizzarlo.