Tutta colpa, anzi merito, di suo cugino. Che lo ha portato in pista “con uno scooter completamente homemade e davvero scarso… ero fermo!” trasformando quella volta nella prima volta. La prima di tante altre, Dal cuore della Franciacorta, Erbusco, a metà tra la provincia di Brescia, dove Danny Raccagni è nato e vive, e Bergamo, la città di Stefano Comi, suo storico preparatore del Team LFE. Compagno d’avventura che ha trasformato quel mezzo che “non andava nulla” in uno di quelli che ti porta a vincere e a frequentare spesso i podi.
Quello che lo ha seguito anche a Pomposa “curioso di tastare il terreno nei Trofei Malossi, dove conosco molti piloti ma non avevo mai preso parte ad una gara. Presentandoci con scooter proveniente direttamente dal Medio Evo, con la consapevolezza di poter fare poco ma su una pista che mi piace, in un weekend in cui mi sono comunque difeso ma anche divertito. E stupito della attenzione, cura per ogni singolo pilota. Tanto da pensare subito alla partecipazione al World Malossi Day.”
Con un motore più prestante, preso a noleggio e un’iscrizione alla World Malossi Day Cup. Dove lo attendono delle scoperte. “A cominciare dal circuito, molto tecnico nonostante sia un autodromo. E così lontano dalle mie caratteristiche di guida, da un pilota come me che preferisce i kartodromi. Ma devo dire che a Varano de’ Melegari ho trovato una pista da guidare e una gran bella atmosfera. Perché lì ci sono tutti i piloti e potersi misurare con tutti è davvero il top.”
E la scoperta? Che il suo punto di forza ha bisogno di una registrata. “Ho notato, facendone le spese, che i piloti dei Trofei Malossi hanno guida che è l’opposto della mia. Abituato a frenare molto, in staccata mi capitava di passarne anche tre e pensare – ma frenano prestissimo! Che fanno, passeggiano? – per poi arrivare in curva e dover aggiustare, perdendo tempo, mentre gli stessi tre mi ripassavano. Li guardavo scorrere molto più di me e fregarmi. Ma ora ho capito…”
E speriamo perché Danny è uno di quelli che prende le cose sul serio. “Sono molto competitivo. Sempre e in ogni cosa: un risultato diverso dalla posizione migliore non riesco a farmelo andar bene. Mi fa metter giù la pippa, come si dice dalle mie parti.” E in pista? “La metto giù quando mi devo confrontare con problemi che non dipendono da me. A cui non posso rimediare. Perché se è vero che tra i cordoli mi diverto, la verità è che ci vado per vincere.”
Ma anche per vivere certi momenti. “Anche quelli di grande tensione. Prendi il giro di allineamento o il momento che sei in griglia e il Direttore dà l’ultima occhiata di controllo prima della partenza. Ecco, in quel momento ho lo stomaco grande come una nocciolina. È il massimo della tensione, per me. Poi apro il gas e alla prima curva mi sono già sciolto.”
Nervi saldi, la sua ricetta segreta, e qualche superstizione. “Non parlatemi delle uova sode! Qualche anno fa mi è capitata una serie di 5 o 6 fine settimana in cui portavo con me in pista, per pranzo, delle uova sode preparate da mio papà il giorno prima. Alla sesta volta che rompevo e non ne andava bene una ho bandito le uova dal menù della pista. Stefano ha cercato più volte di convincermi che il problema non fossero certo le uova. Ma fa niente, non le voglio più!” E se fosse davvero questo il suo, personale, Uovo di Colombo?