di Emanuela Macrì
Una vita migliorando è il suo mood. E la Malossi Racing Academy il posto dove dargli forma. Alessandro Allegretti, venticinquenne della provincia savonese, ci arriva dopo averla sognata per un po’. “Lo scorso anno ho seguito tutta l’avventura del mio amico Marco Caruso. Con quella sana invidia nei suoi confronti che mi ha spronato a fare un po’ d’economia e mettere da parte la somma che mi avrebbe permesso di partecipare. Di tentarci almeno.” Per lui che l’asfalto della pista l’ha conosciuto solo vedendolo dal muretto e che “nemmeno – specifica il pilota di Finale Ligure – mai avuta una tuta!”. Mentre ora è dentro: la tuta Malossi e la sua Racing Academy.
Alessandro che viene dalla strada, dai mezzi stradali, e da una vita a due ruote da autodidatta. “Scoprendo da subito, grazie agli insegnamenti dei coach, di commettere davvero molti errori. Per fortuna, però, sono una persona che ascolta molto, non faccio di testa mia e questo credo mi abbia aiutato in maniera decisiva. Capita a volte, per esempio, di trovarmi a metà curva, pensare a come sono posizionato sulla sella e di accomodarmi meglio. I risultati, che davvero non mi aspettavo, credo vengano da lì. Da quell’intento continuo di migliorare.”
Da quel mood che fa il paio con il suo atto di ribellione. “Non bevo e non fumo, non ho vizi all’infuori di uno: il gas aperto e quel limite da sfiorare.” L’Allegretti in pista, dunque, è l’Alessandro che non ti aspetti. “Feroce sì, ma sempre corretto. Credo nel lavoro di squadra anche tra i cordoli.” Ce lo spieghi meglio? “Prendi gara1 a Binetto, il duello con Paky e poi la battaglia con Umberto Bettoli. Un corpo a corpo armonico, c’era tutta la voglia di spuntarla sull’altro, si capisce, ma anche un gioco di studio di traiettorie e di carene che quasi si sfioravano. Bello da vivere e anche da (ri)vedere.”
Sì. Ma il termine SQUADRA preferito a GRUPPO ha un motivo più profondo. “Stupirà forse, ma a colpirmi, a rimanere più di tutto il resto, sono tutti quei momenti che, tolti casco e guanti, ci confrontiamo tra noi. Chi a chiedere consigli su linee e posizioni in sella, chi a dare suggerimenti. Una squadra è proprio questa cosa qui: la condivisione. Unire quanto appreso durante i briefing con i coach e quanto poi provato in pista. Scambiando informazioni e suggerimenti.” Anche se poi, ognuno, fa la propria gara. Senza sconti.
“Come in curva 1, ancora a Binetto, quando mi sono accorto che Paky staccava forte mentre io, lì, perdevo troppo tempo. Ho cercato, quindi, di riprenderlo, stargli dietro e sottrargli la traiettoria per tenerlo dietro di me. Riuscendoci. Anche se poi un errore mi costerà caro. Insegnandomi, però, moltissimo.” Gli costerà un quarto posto di giornata, appena fuori dalla zona podio che aveva assaporato in occasione del primo fine settimana di gare a Modena, mentre la terza piazza in classifica generale non ne risulta intaccata.
Un pilota in pista con obiettivi e il suo modo d’essere. Che crede nel gioco di squadra ma sa fare il proprio gioco. E che smessi i panni del gruista, professione che si accompagna a quella di meccanico, trova il tempo di ristrutturare casa e inseguire il suo sogno in Malossi Racing Academy. Senza pretese, ma lavorando per migliorare. Mentre al primo posto della sua playlist