Umberto Bettoli, quanta roba questa Malossi Racing Academy!

di Emanuela Macrì 

Mai dare troppa importanza a quel che in giro si dice. Mai rinunciare a qualcosa prima di averci (almeno) provato. Parola di Umberto Bettoli che se si fosse fermato a quanto sentito in giro, la Malossi Racing Academy avrebbe continuato a seguirla su YouTube. E tanti saluti. A un’occasione, un percorso di crescita e alle tante sorprese che lo attendevano già nel primo fine settimana in programma all’Autodromo di Modena, tra cui il titolo di giornata e il tempo migliore sul giro. 

Tutte cose che – racconta il pilota di S. Agata sul Santerno, provincia di Ravenna - avrei continuato a sognare, ma forse nemmeno quello. Se avessi dato ascolto a quelli che mi dicevano che senza alcuna esperienza di pista e gare o senza un adeguato seguito social mai sarei entrato in Academy, non avrei tentato nemmeno la preselezione.” Quella che dava appuntamento a Eicma “data in cui mi trovavo oltre oceano per motivi di lavoro” ma che gli avrebbe poi dato un’altra occasione. Quella giusta.

Tanti saluti, così, alle informazioni errate e ai calendari sfavorevoli. Umberto opporrà quel suo tratto distintivo, la testardaggine, a tutto quanto pare remargli contro (pure Saturno, a una certa!). E a Modena saluta tutto questo dal gradino più alto del podio. Al termine di una due giorni iniziata con quel pensiero “che cosa ci faccio qui?” che nel giro di manco mezza giornata è già finito sotto le ruote. 

Perché nella mia mente la Malossi Racing Academy era un ambiente chiuso e rigido, fatto solo di regole. Quello che trovi, invece, è un luogo accogliente dove si lavora, e tanto, ma affiancati da coach che ti seguono passo passo, con un metodo che mette al centro il pilota e le sue esigenze. Un livello davvero alto che no, non te lo puoi nemmeno immaginare.”

E poi arriva il momento di salire in sella “e scopri che il Dragster in fatto di sorprese non è da meno rispetto a tutto il resto. Certo all’inizio ero un po’ impacciato, per via della totale inesperienza in fatto di scooter, ma nel giro di pochi giri di prove libere ho iniziato a prender confidenza e divertirmi su un mezzo che mai avrei detto.”
 

Come mai “avrei detto di portare a casa tutto quanto si poteva, eccezion fatta per un pole position soffiata da Paky TWC all’ultimo giro di Q1.” Tanta roba, comunque perchè “non avevo aspettative, obiettivi o costrizioni mentali. Nemmeno dopo la qualifica: partire davanti non mi imponeva di arrivare davanti. Pensavo che riuscire a entrare nei primi migliori cinque di giornata sarebbe stato un buon inizio.” Cosa che farà, in effetti, mettendosi però al comando di quel quintetto. 

Con una prima finale mancata di poco, meno di 4 decimi di ritardo proprio sul suo diretto rivale e una seconda, divisa tra una fase di studio “stare dietro a Diego Saraceno mi ha insegnato molto. Osservare la sua guida, capire le linee e come si metteva sul rettilineo, la postura in sella e le scelte, dove metteva le gomme, è stato molto interessante” per poi “arrivare sul traguardo, vedere la bandiera a scacchi e nessuno dietro. Ma quanta roba è? Così tanta che ci ho messo tutto il giro di rientro a realizzare. Ma poi quando sono arrivato al box ho capito. Eccome se ho capito!” 

Ma torniamo a quella casella numero 2, la prima fila nella prima griglia della vita. Cosa c’è dentro a quei minuti? “Ansia a mille. Mi vedevo partire, non reggere, finire dietro a tutti e uscirne deluso. Un attimo e ho ripreso in mano i pensieri, capito che non era l’unica occasione e nemmeno la gara della vita, che questo è un percorso. Ho ritrovato la tranquillità considerando che non ho nulla da dimostrare ma solo da imparare.” Pochi secondo per riordinare le idee “pensare a mettere in atto i consigli dei coach e a divertirmi.” E ti sei divertito alla grande! “Maaaa un bel po’ davvero eh!” Con tanti saluti a informazioni sbagliate, calendari sfavorevoli e a Saturno contro.