Tra ruggine, gomme e appetito, il ritorno in TMax Cup di Giuseppe Russo

di Emanuela Macrì



Se è vero che tutte le strade portano a Roma è altrettanto vero che alcune strade, da Roma, portano o riportano prima o poi ai Trofei Malossi. Parola di Giuseppe Russo (Russo Racing) che dalla provincia capitolina e dopo un paio di stagioni di assenza perché in altre faccende - a due ruote e gas aperto – affaccendato è tornato a mettere le sue gomme sulle piste dei Trofei.

Stagioni lontano ma non in senso assoluto. Perché mentre il suo TMax numero 9 riposava in garage, Giuseppe si prendeva qualche soddisfazione e un titolo in altre categorie. Anche se il pensiero, spesso, correva là, allo scooter “perché proprio dopo il cambio di moto avevo capito quanto l’esperienza della guida in pista del TMax, per una decina d’anni, mi avesse insegnato e mi fosse d’aiuto in altre categorie. I risultati raggiunti venivano da quell’esperienza a cui sapevo che, prima o poi, sarei tornato.”

Ed eccolo qui, oggi, sulla strada di un ritorno “un po’ traumatico – sorride - se vogliamo. Perché se le prime impressioni del sabato di prove libere erano state buone, la gara della domenica ha rivelato quanto un paio d’anni di pausa possano farsi sentire. Da una parte per via di un livello degli avversari che nel frattempo si è davvero alzato – li ho visti davvero in forma e agguerriti! – dall’altra per via dell’introduzione delle gomme rain anche per i TMax, quando fino un paio di anni fa si correva sempre con la gomma d’asciutto.”

Un aggiornamento mancato che, però, ha finito per influire positivamente, se non sulla gara, almeno sull’anima: quel (onorevolissimo! NdR) settimo posto, infatti, pare non gli sia rimasto sullo stomaco ma che, anzi, abbia dato quale effetto un deciso aumento dell’appetito.  “Con il proposito, da qui, di rimettermi in forma e di allenarmi di più. Togliere tutta quella ruggine che in pista ho capito di avere accumulato.” Per tornare come prima? “Beh, no. Più forte di prima, semmai. O almeno provarci, con tutto quello che ho.”