Sprintmatic: è Aleks Ugrin ad avere la meglio su uno sciame di Vespe

 

Seppur orfana del suo asso piglia tutto, il pilota tedesco grande mattatore e dominatore assoluto della stagione con ben otto risultati pieni in altrettante gare disputate, la SprintMatic si è presentata al tavolo da gioco del finale di stagione fasciata nel suo vestito migliore, calzando un elegante tacco dodici. Dodici come i team schierati sulla griglia di partenza del circuito corto di Vallelunga per l’ultima gara del programma 2019. 

Con il titolo ancora in discussione, in virtù dei sei punti che tenevano lontana la zona cassaforte, un Joe Shack impegnato su altri fronti si è preso il rischio di vedersi sfilare l’oro stagionale dal suo diretto rivale, l’istriano Aleks Ugrin a cui, però, il gradino più alto del podio di giornata non basterà per compiere l’impresa.

 A conferma di quanto la dea bendata aiuti gli audaci, anche quando indossano casco e tuta. Anche quando a registrare il miglior tempo in qualifica e tagliare il traguardo della prima manche davanti a tutti è un certo Andrea Minischetti, volto noto tra le Vespe in livrea Malossi e detentore del titolo 2018. Ma ancora per poco.

Non prima, però, di aver visto il fuoco della battaglia di gara 1 consumatasi sull’asfalto del Piero Taruffi e dominata dalla presenza di un gruppone, uno sciame, di testa e, al suo interno, un continuo alternarsi alla sua testa. Con lo spagnolo Johnatan Muñoz, terzo in griglia di partenza, a passare dalla linea del traguardo

davanti a tutti per sei degli undici giri previsti, poi costretto dalla continua bagarre a cedere il posto prima a Vincenzo Sciacca e, quindi, al pretendente al trono Ugrin. Mentre gli sgomitanti Claudio De Stefano e Kevin Pohl tentavano, senza risultato, di mettere in forse la vittoria di Minischetti.

 

Una situazione decisamente fluida, dettata da quella uniformità dei mezzi in pista che rende poco prevedibile il finale e serrata la battaglia, mentre dona una decisa incertezza già dai primissimi minuti dopo lo start. La stessa che si presenterà anche in gara 2, con il gruppo dei soliti noti a colonizzare la testa della gara e dare vita a un’alternanza senza soluzione di continuità quale costante. Unica novità della domenica delle Vespe sarà, al netto della scivolata di Mata per l’unico abbandono della gara, l’infilata finale di Vincenzo Sciacca che la spunta su tutti andando a prendersi la manche dopo una volata senza esclusione di colpi. Mentre poco dietro si consumava una lotta di non minore intensità tra Cerruto, Svara, Panfili, Celentano e D’Orta, secondo ordine di classifica di giornata.

Una domenica che nella sua serata ha visto Aleks Ugrin ritirare la coppa del primo classificato di categoria nonostante “il primo ingresso in pista sia stato per le cronometrate. Alcuni disguidi tecnici nella preparazione degli scooter per un’altra categoria, infatti, mi hanno costretto a rinunciare alle prove libere con le Vespe. La fortuna, però, ha voluto che da subito trovassi un buon feeling con la moto. Le gare, poi, sono state davvero puro divertimento! Così vissute e combattute, dove i sorpassi, l’impossibiltà per tutti di allungare sugli altri e l’attesa dell’ultima curva per avere la meglio, beh… hanno fatto la parte del leone. Vincere affrontando piloti avversari così forti è stato il valore aggiunto di questo finale di stagione.”

 

Una sorpresa, invece, il qualcosa in più per Sciacca, primo nella seconda gara e terzo gradino del podio di giornata conquistato. “Sorpreso ma non fino in fondo. Nella prima manche ho avuto qualche problema con il mezzo poi sistemato durante la pausa. Al momento di tornare in pista ho pensato a quanto visto in mattinata e cercato di fermare il punto e il momento migliore per trovare un varco tra i primi. E così è andata. Il premio per il giro più veloce è una soddisfazione in più.” 

Qualcosa in più anche per Andrea Minischetti. Anzi, qualcosa di troppo, come “un sassolino nello stivale, rimasto lì dopo la gara di T-Max Cup, che nella prima manche mi ha un po’ infastidito, anche se non mi ha impedito di chiudere in prima posizione. Peccato non aver bissato in gara 2 ma ho dato precedenza alla necessità di rimanere in piedi visto che il rischio di cadere, in mezzo a quella bagarre, era davvero elevato. La stanchezza di un fine settimana così tirato, poi, poteva giocare brutti scherzi. Sono però davvero molto contento di un secondo posto sul podio di giornata, soprattutto se valuto che non salivo su una Vespa da quasi un anno”.E per farlo ha indossato il suo abito migliore, quello del vincitore che non si arrende mai.

Emanuela Macrì