Luca Bernardelli: la favola di Amore (gas) e Psiche ai Trofei Malossi

Quel brivido lungo la schiena, che non passa mai. Passano gli anni, sì, e le griglie di partenza ormai non si contano ma quella sensazione no, rimane sempre la stessa. “Quando è tutto pronto e sei lì seduto sulla sella. Il tuo meccanico a lato e tutti quei pensieri in testa. Fino a quando il semaforo si spegne e…”. Ed è lì che la domenica di Luca Bernardelli prende un’altra piega. In ogni senso.

Quando “il cuore va a mille e non riesco a fermarlo. Però è una sensazione bella, quella che senti quando sei in attesa della partenza e pensi a tutto quello che vuoi fare, con la preoccupazione di non deludere i tuoi meccanici che sono lì a lavorare senza sosta dal sabato. E rivedi tutto il film davanti agli occhi mentre il cuore va. Ma poi cominci a dar gas e tutto si sistema.”

E la testa prende il comando, il cuore le fa posto. “Il proposito, subito dopo il via, è quello di arrivare alla prima curva e cercare di passare il più interno possibile. Per evitare di incappare o esser coinvolto in qualche caduta o contatto anche involontario. Certo, questa è l’intenzione poi quando sei lì mica puoi far andare le cose solo come vuoi.” E dove non arrivan testa e cuore, ecco la strategia.

Da lì in poi è battaglia vera eh. Inizia quel confronto fatto di studio dell’avversario e attesa di uno spiraglio per passare: rimango lì, a far sentire il fiato sul collo, a dire che ci sono e non mollo fino al momento buono per infilarlo e andarmene. Se mi riesce. Perché se poi mi scappan via è dura andarli a riprendere. Ci vuol tutto il gas, altro che psicologia.”

Ma anche una certa dose di calma interiore. Quella che “oggi mi permette di mantenere la concentrazione senza perdere la pazienza se qualcosa non mi riesce. Un tempo non era così. Ora sono meno impulsivo, ma sempre affamato.” Di asfalto, decimi di secondo e podi. “Dal 2012, quello del mio arrivo ai Trofei Malossi e del titolo stagionale nella ScooterMatic Regioni Nord, di podi di giornata e stagionali nei ho frequentati, sì.

Non si è mai allontanato da quei gradini come dal suo team, il Martelli Motors: “Le nostre strade si divideranno solo quando smetterò. Quindi… mai! – risata fragorosa - Perché quella con lo scooter kittato Malossi e i Trofei è una storia orami decennale. Iniziata in occasione degli allora test invernali ad Adria, quando arrivato in segreteria per chiedere informazioni certo non avrei mai pensato di trovare Sandro Malossi ad accogliermi. E dare il via a tutta questa avventura.”

Di fine settimana lontani da San Benedetto Po, la provincia mantovana dove vive e lavora nella sua azienda di autotrasporti, spesi tra paddock e pista, a cercare con Mattia Giacomelli, suo storico preparatore, le soluzioni da adottare. “Lui è più sanguigno (ed ha ragione!), io cerco di frenare un po’: siamo un bel mix sotto il gazebo.” Dove a contare, per loro, è il cronometro e non la superstizione: “nessuna scritta scaccia guai sul mezzo ma neanche un santino eh. Niente. Solo un po’ di stretching prima di salire in sella.” Pratica esclusa dalla scaramanzia, però.

In quei weekend il cui momento migliore, tolto il sabato sera, è…? “Ah beh alora!?! Non vale! Ma se non devo contare quello dico che il meglio è l’arrivo in paddock. Quando sei lì a montare il gazebo, anzi no, quando arriviamo e parcheggiamo ecco, e ogni volta penso che potessimo ancorare il furgone e rimanere lì per un mese per me sarebbe la cosa più bella.” E se non è amore