Fabrizio Bindi: il paddock dei Trofei Malossi è il mio habitat

Una vita a spingere sul gas. Una storia d’amore nata molti fa quella di Fabrizio Bindi con i cilindri e i fili dell’acceleratore. E sebbene incidenti e cambi di traiettoria non siano mancati, va a finire che ancora oggi, dopo tutti quegli anni, se lo cerchi ed è domenica, lo puoi trovare nel box di qualche circuito. “Perché senza pista non ci so mica stare” ti spiega con quell’inflessione toscana che fa simpatia al primo secondo. Ed è sincero, quanto umile e allegro, sempre. 

Anche se sono passati tanti anni e tanti motori, anche se all’inizio le ruote non eran due ma 4, quella passione è sempre stata a pieni giri. “Gli inizi sono stati sul kart, il grande amore. Era la fine degli anni ’80 e in pista ci si dava battaglia con gente come Giancarlo Fisichella e Jarno Trulli. Da amatori, si intende. Quando poi la loro carriera prenderà il volo, io in pista continuo ad andarci da preparatore da team manager. Arrivando a risultati più che soddisfacenti: dal titolo italiano 125cc all’europeo 100cc e poi sempre ai vertici delle classifiche.” Racconta il pilota di Bassa, Empoli, con la modestia di chi sa il fatto suo, senza tanti fronzoli. 

E poi? “E poi succedono due cose, contemporaneamente: la prima è che in quel box e su quelle piste, non mi diverto più. Quei paddock fatti di estranei, di gente chiusa nei box e nelle tende no, troppo diversi da me. E, nello stesso tempo, dopo anni a seguire dagli spalti i Trofei Malossi, l’occasione di mettere in pista uno degli scooter preparati (sbombardati, per dirla alla Bindi - NdR) per i vicini di casa e gli amici.” Già gli amici e quei rapporti, quelli che nei paddock dei kart non trova, ma che per Fabrizio sono l’aspetto irrinunciabile della vita in pista. 

Allora si mette su un team con Caio Souza, Claudio Chesi, il più forte di noi, Alessio Simonetti e Daniele Giannoni che ancora oggi è in pista, e si carica qualche scooter 70cc sul furgone per raggiungere quei luoghi che mi somigliano, dove fra i cordoli si fa sul serio senza rinunciare a divertirsi e nei box non ci si tira mai indietro se c’è d’aiutare o dare una mano a chiunque.” E di ridere. “Beh le bischerate, anche quelle, non mancano mai.”

 

Come anche, a volte, la lavate [sciacquate, come le chiama Fabrizio] di capo, però. “Come quella volta (e ride) credo fosse Adria, sul rettilineo, quando con una manovra che non si dovrebbe azzardare decido di far passare Caio. La ramanzina (sacrosanta!) del Direttore di gara che non vi dico ma che val tutta la pena per quello scatto, la foto dove entrambi passiamo sul traguardo e veniamo immortalati mentre ce la ridiamo come matti dietro la visiera.”

Perché Fabrizio è fatto così. Non cerca il risultato. Non gli interessano tempi e posizioni in griglia ma si preoccupa di trascorrere il fine settimana come meglio non si potrebbe “con qualche passeggiata in pista. Lì non posso prendermi alcun rischio. Non posso permettermi il minimo inconveniente. La mia schiena e il lavoro non lo perdonerebbero.  Ma, al tempo stesso, non è ancora tempo di separarmi dall’asfalto, di togliermi il gusto di stare nel mio posto giusto, il mio habitat: questo paddock.”

 

Ai Trofei Malossi dove da anni corre con il numero di gara 17 arrivato “per caso era libero e allora l’ho preso” insieme al soprannome Il Maestro che Linda, moglie oggi e allora fidanzata di Marvin Mendogho, suoi compagni di box e risate per molto tempo, gli ha dato. Non per un’innata propensione all’insegnamento ma solo per via di una somiglianza con un docente del passato. Anche se a Fabrizio male non sta, anzi. Se vogliamo gli garba pure.

 

Non gli stona quella generosità che solo i buoni maestri portano nel cuore: al suo box c’è posto per tutti, così come nel suo vivace garage di casa – 12 scoter e … kart che ogni tanto fa ruggire, richiamando l’attenzione di tutto il vicinato – e nel suo team pure. “Ora sarebbe il turno di mio nipote. Lo scooter è pronto, vediamo se riesco a metterlo in sella.” Questa la sua sfida per il 2023. Insieme a qualche bischerata delle sue, condita dall’immancabile, fragorosa e contagiosa risata.