Emozioni e gas. Sergio Boccardo che recupero a Modena!

di Emanuela Macrì

Una gara di quelle che entrano, e rimangono, nella top five personale di sempre. Sì. La seconda finale del trofeo Nazionale Scooter Velocità della domenica di Trofei Malossi 2025 a Modena, Sergio Boccardo e tutto il suo team Rotondo Corse se la ricorderanno, sicuro sicuro, per – almeno - qualche decennio. E non per una questione di classifica, podio, coppa (anzi coppe, al plurale). No. In quegli otto giri c’è entrato molto di più. “C’è una gara – racconta il pilota piemontese – tanto intensa che di pari non ne ricordo.”

Dentro ci sono tutte le incertezze di un sabato di prove libere con qualche difficoltà, con un nuovo motore 100cc da conoscere curva su curva. Ci sono tutte le piccole modifiche apportate e un tempo che, finalmente, in qualifica arriva. E poi c’è Diego Guerra, suo storico compagno di asfalto, presenza fondamentale perché capace di equilibrargli l’anima, anche ora che ha appeso il casco al chiodo e lo attende tra box e muretto. Insieme “a un team davvero eccezionale”.

C’è una prima finale dominata da una piccola sfortuna al carburatore, una presenza estranea da nulla in grado, però, di compromettere frazione di gara di mettere, di mettere troppi secondi tra Sergio e il gruppo di testa e di portare una quarta piazza che può mettere in crisi l’intera giornata. “Dovrò giocarmi tutto nella seconda manche.”

In una seconda finale memorabile, per come si svolgerà ma, anche, perché le cose sembrano mettersi malino già dalla partenza, da quella casella numero 3, da quella prima fila da cui si vedono bene pista, soluzioni ma anche guai. Anche il thriller della domenica, infatti, prende posto in griglia di partenza. “Il primo guaio è quello di aver scelto le gomme da bagnato: dietro di me c’è Francesco Buscema - vincitore della prima manche nonostante partisse dalla sesta posizione - che monta gomme da asciutto. Un (benché non volontario) suggerimento che decidiamo di seguire. Bene, siamo pronti. Anzi no. Perché il secondo momento noir è quando cominciano a cadere piccole, timide, terribili goccine di pioggia.”

Ahia… “Proprio quando i meccanici sono nei pressi della casella del mio compagno di squadra Vincenzo Sciacca, accanto alla mia, e riescono nel miracolo di montargli una rain all’anteriore.” Bene. “Sì, ma per lui. Perché quando arriva il mio turno, qualche secondo dopo, è qualche secondo di troppo e la direzione gara dice che non c’è più tempo. Sono fregato. Su tutta la linea.” Inizia, quindi, il secondo tempo del thriller? Così pare.

Una fortuna che a Sergio siano mancati i sottotitoli sotto il casco, durante il giro di ricognizione. “E forse anche nei primi giri, quando decido di andar piano. Ho due slick e ogni variabile che rema contro.” Ma anche tutta l’esperienza. Quella che gli permette di arrivare al colpo di scena: “sento la saponetta grattare. Penso che allora tiene e se tiene posso dare gas.” Pensa, ma non sente i pensieri parlargli a voce alta. 

E, soprattutto, non vede quanto segna il cronometro. Se al secondo giro il suo distacco dalla testa è di 2.384, a metà gara il gap è ristretto a 1.971 mentre a due giri dal termine è di 0.476. Un recupero pazzesco. “Di cui non mi rendo conto ma mi accorgo, ad ogni rettilineo, che i due davanti a me (Sciacca e Guzzon NdR) sono, ad ogni giro, meno lontaniCon le gomme da asciutto, però, non posso esagerare, azzardare traiettorie diverse e nemmeno sorpassare.

Circa. Perché all’ultimo giro “riesco a infilare Guzzon e vado a prendermi un secondo posto di manche in volata, a 96 millesimi di secondo da Sciacca.” Per volare verso il terzo gradino del podio di giornata e scenderne solo dopo aver ritirato la coppa destinata al pilota con il miglior tempo sul giro. Anche se “la vittoria vera, al netto di classifiche e premi, sta tutta nel riuscire a stare davanti e dire (ancora) la mia.” Protagonista assoluto di una gara di emozioni tanto forti da finire, dritta dritta, nella top five personale di sempre.