Della 33ma edizione dei Trofei Malossi. E di come ti racconto una stagione

di Emanuela Macrì

Un aperitivo stagionale dal retrogusto amaro dell’attesa. Mentre sognavamo di tornare a sentire quell’odore di miscela misto caffè e adrenalina che ti accoglie nel paddock già dalle prime ore del sabato di gara. Con qualche preoccupazione che però no, non deve avere il sopravvento, e con la valigia pronta che non si sa mai e il furgone carico, così appena saranno possibili gli spostamenti tra regioni si parte. 

Con un’unica certezza in un momento storico sospeso, quella volontà di vivere la nostra stagione 33 dei Trofei Malossi così come l’abbiamo immaginata per un inverno e una lunga primavera. Chi al di qua del muretto e chi dall’altra parte. Chi a sentir vibrare il motore sotto di sé, chi ha sentirlo muoversi sotto le mani. Differenze che in un box, dove tutti respirano lo stesso gas, non sono più tali. 

Certo, chi non l’ha vissuto, non può capire quanto quei rumori metallici che non sai riconoscere uno a uno siano capaci però di comporre una colonna sonora tanto familiare perché fatta di voci, risate, sgasate e a volte di qualche accidente. Chi non l’ha vissuto non sa quanto ti possano mancare nello spazio che divide due stagioni di gare. Che poi, come lo spieghi un rumore che sa di casa? 

Come puoi ricreare in un racconto l’atmosfera dell’esordio stagionale e del Girone Sud sull’asfalto dell’Autodromo De Luca di Airola, lavato da un diluvio (tanto quanto quello del sabato di Sarno) che sembra l’ennesima maledizione di un’annata non ancora iniziata? Un nubifragio che, invece, apre a una sequenza di fine settimana fitti di sfide all’ultimo millesimo senza sapere come andranno a finire e a un susseguirsi di podi mai troppo scontati con bandiere a scacchi che a volte non bastano e allora c’è la sala crono a darti la certezza della classifica di manche e giornata.

E a proposito del caldo infernale del Girone Sicilia? Dove “lasciate ogni speranza voi che entrate” ma cercatevi almeno un centimetro d’ombra in cui sostare, ché a scaldare l’ambiente, su piste bollenti come quelle di Favara, Racalmuto e Triscina ci pensa l’altissimo tasso di agonismo in piloti che iniziano a sfidarsi già nel primo turno delle libere del sabato. E tu che sei lì al muretto pensi sia tempo di iniziare a prendere appunti per la cronaca, perché la gara è già iniziata. Manco il tempo di scaricare il mezzo e infilare la tuta che è già bagarre.

Ecco perché tutto risulta tanto difficile. Come raccontare quel rito che vedi ripetersi al varco d’ingresso della pista dove no, da lì in poi non ce n’è per nessuno ma sai bene che una volta rientrati al box e sfilato il casco la sfida torna ad essere familiarità, chiacchiere e scambi. Mentre mani posano attrezzi – sarà quello il tintinnio di sottofondo? - per portati una tazza di caffè e prima di mettersi a rimontare il cilindro si prendono il tempo per una pacca sulla spalla quando la qualifica non è andata benissimo: ci si rifà domani in gara, vedrai. 

Le stesse mani che non rifiutano mai un aiuto, al netto del team di appartenenza, della categoria e del motore che monti. Perché in un paddock dei Trofei Malossi sono tante le anime e le cilindrate che puoi incontrare. Come nelle manifestazioni del Girone Nord dove i cc si moltiplicano per l’arrivo dei 4 tempi a riempire le piste di Varano de’ Melegari, Modena e Pomposa, prima di ritrovarsi a Magione, e le orecchie con quel suono così particolare che proprio non lo puoi confondere. Non serve nemmeno alzare lo sguardo verso la pit lane. 

Cosa, peraltro, irrinunciabile quando ti trovi al World Malossi Day di Vallelunga. Perché quello spettacolo lì, con quell’esplosione di colori che si mescolano in una nuvola di fumo no, quello non te lo puoi proprio perdere. Quello è il giorno dei giorni e tu sei lì per respirarne ogni secondo, sapendo che sarà l’ultimo appuntamento della stagione, sì, ma anche quello in cui ritroverai tutti gli occhi, le storie, i pezzi di cuore e motore ma, soprattutto, le persone che hanno fatto parte della tua stagione. 

Momenti che nemmeno una pioggia abbondante sarà in grado di rovinare. Pur provandoci, fino alla fine. A farti rinunciare a una griglia che numerosa e rumorosa così non è lo stata mai. Riportando tutti ai box ad attendere dentro una tuta da strizzare ancor prima di partire mentre nella testa gira il film della gara che ti aspetta. Tra preparatori che ne approfittano per l’ultima sistematina che prima non sono arrivato a dare. Come fai a riportare, far comprendere fino in fondo, il gusto di tutto questo?  E di tutto quello che è successo sull’asfalto o dietro una serranda abbassata a metà? 

Forse meglio lasciar parlare i tanti post social. Quelli che dopo i riassunti del lunedì tornano a riempirti gli occhi e la bacheca il giovedì, narrando di partenze solitarie o in gruppo, di viaggi via terra o via mare e di tantissimi sorrisi. Tutti diversi ma con il medesimo denominatore comune. 

Ad ogni buon conto, per quanto continui ad essere difficile trasformare tutto questo in un racconto, in pieno spirito Trofei Malossi, non potevo non provarci. In questo giovedì della stagione, quando archiviato un anno vedi già il prossimo all’orizzonte (e anche molti post sui social). Mentre attendi davanti a un aperitivo e ti sembra di sentire quel vago, ma inconfondibile, profumo di miscela misto caffè e adrenalina.