di Emanuela Macrì
“Una stagione in cui tutti partono più o meno dallo stesso livello e combattono ad armi (leggi Dragster Italjet) pari. Come potevo dire di no alla Malossi Racing Academy?” Narra la leggenda, infatti, che Paky TWC abbia deciso di partecipare in un tempo stimato di circa 9 millesimi di secondo. Per confermare che quella presa era la decisione giusta, invece, gli ci vorranno un paio di gare e giusto un paio di situazioni, di quelle che succedono sull’asfalto tra la griglia e la bandiera a scacchi.
“Partivo senza la benché minima esperienza di competizioni ma con il pieno dei racconti di Devais, delle sue battaglie per il titolo con Alice Guzzon, del suo percorso di crescita da partecipante senza troppe aspettative a pilota da testa della classifica. Quello che sta succedendo a me, ora.” Già, che succede sotto quella visiera sempre abbassata per celare la sua identità?
Accade che “si sta formando il pilota. Quello che mette in pratica l’insegnamento (a me) più utile dato dai coach Rebecca Bianchi e Luigi Pannone ossia di visualizzare mentalmente il tracciato prima di entrare in pista. Di isolare tutto il resto, rimanere io ed io per una maggiore concentrazione possibile. Funziona…” E in tema di visualizzazione chi meglio di lui, popolare e seguitissimo content creator, può garantire?
Ma qui si prosegue a suon di gas e ginocchia grattati sull’asfalto, i clic non contano. Ci vogliono “quella capacità di non arrendersi e di adattarsi in ogni situazione che sospettavo di avere e qui ho visto confermate.” Ci vuole anche un esempio, però. “Uno su tutti: Magione. Terzo fine settimana di gara. Prima finale. Ultimo giro degli 8 giri sempre in testa al gruppo. Imbocco il rettilineo finale e scivolo! Buttando letteralmente alle ortiche la vittoria, pilota e Dragster che provo subito a riavviare ma lui non ne vuol sapere. E allora inizio a spingerlo e correre, conquistando – con una fatica che non immaginavo - una bandiera a scacchi e un ottavo posto di manche.”
Uno sforzo davvero immane (perché siamo a Magione, è una domenica di fine giugno ed è circa mezzogiorno. La temperatura registrata è di circa 27 gradi ma quella percepita sotto la tuta, narra un’altra leggenda, pare sia arrivata a sfiorare un numero a tre cifre. Fate voi…) e una disputa con l’accensione del Dragster su cui Paky, ormai, potrebbe scrivere un pamphlet (e che a questo punto attendiamo NdR).
A Modena, primo appuntamento stagionale, infatti “dopo la vittoria di gara1 nella seconda frazione, al quarto giro, dal nulla, il motore si spegne.” Gara finita. Anzi no. Perché il mistero subito si rivela essere un misfatto. “Avevo inavvertitamente urtato il tasto dello spegnimento. E così riavviato il mezzo riesco a recuperare qualche posizione ma non la seconda che stavo difendendo poco prima.” Una manciata di secondi che cambiano, però, una stagione, Anzi, una visione.
Perché “è stato il momento della svolta – conclude Paky TWC - quello in cui ho capito che in pista non ci sto per caso ma per giocarmela, per metterci tutto quello che ho per vincere.” E poi verrà Magione, con quella corsa sul rettilineo ma anche con il momento, ad ora, più esaltante della stagione “quella vittoria, nella seconda frazione, su Umberto Bettoli dopo un duello serratissimo. Un fotofinish spettacolare e 11 millesimi di vantaggio sul mio avversario.” Che sono un po’ di più dei 9 della risposta iniziale ma non sono una leggenda. Il cronometro non mente.
Così come il calendario che segnava quanto poco, pochissimo, mancasse alla sfida finale di stagione a Varano de’ Melegari. Chiusura di conti e classifiche per una storia tutta da scrivere. Ma non in un pamphlet. Per il momento ci accontentiamo di un articolo che riassuma l’ultima parte, la numero 2 in uscita tra… (stay tuned)