Maurizio Mannino, Malossi Racing Academy e generazioni in pista

di Emanuela Macrì

Fino a qualche tempo fa percorreva le strade di Milazzo, Messina, in sella ad uno Zip. Quello che ora riposa in un box in attesa “del permesso dei miei genitori per riprendere a guidarlo.” Sì ma quando? “Quando imparerò ad essere un po’ più prudente… e molto meno spericolato!” Maurizio Mannino, 16 anni e una predestinazione per i paddock e l’asfalto delle piste: prima di lui papà Nicola, titolatissimo pilota nei Trofei Malossi e il nonno, preparatore e presenza storica – ormai più che ventennale - da cui ha ereditato il nome e quella passione, incontenibile, per i motori. 

Oggi, per la terza generazione, c’è lui, Maurizio. Cresciuto a latte e miscela, al fianco del nonno nei box, sognando una tuta, un casco e aspettando l’età minima per poter partecipare. Ma nel Team Mannino c’è pure Manuel, il fratello gemello, con cui si è dovuto giocare il posto in Academy “la scelta è ricaduta su di me perché sono sempre stato il più appassionato, tra i due. E, sicuramente, il più indisciplinato. Il prossimo anno potrebbe essere il suo turno.” 

Una decisione dettata dalla necessità, dunque, di un po’ di rigore e norme e i risultati non si sono fatti attendere, anzi. Sono arrivati, da subito. “Dal modo di stare in pista, il comportamento da tenere in gruppo, in circuito: questa è la prima cosa che ci hanno insegnato i coach. Un primo passo fondamentale. Insieme agli esercizi. Quelli hanno cambiato il mio modo di stare in sella.” La posizione di guida, che poi ha migliorato di gara in gara. 
 

Su un mezzo, la Vespa Sprint I-get Malossi, che si aspettava più lenta “e invece cammina! E poi tanto prestante e completa non la facevo. È davvero molto diversa da quella stradale.” Aggiungici poi “la benzina data alla competizione di mezzi tutti uguali. Con il pilota a fare la differenza, ma anche gruppo. Ci diamo molti consigli tra noi anche se poi ognuno è impegnato a far la propria gara.”

A mettere in pratica e in pista tutto quanto imparato nel paddock durante le sessioni di training “come l’esercizio del percorso a 8 dove dall’accelerazione alla staccata impari molto anche nell’inserimento in curva. E a dosare il peso corporeo alla guida.” A cui si aggiunge un lavoro mentale che “oggi mi fa affrontare l’asfalto con un po’ più di serenità e concentrazione.”

In un percorso di crescita che pecca solo di qualche allenamento “in pista ci vado solo nei weekend di gara” e dell’assenza a Varano de’ Melegari per cui “mi ero preparato, mentalmente, una due giorni diversa dalle altre. Per misurarmi con uno stile di guida che raccogliesse tutti i consigli dei coach, magari risparmiandomi un po’ in qualifica per poi dare tutto in gara. Ma poi…

Ma poi un’influenza fuori stagione ha rinviato tutto alla finale in programma a Vallelunga dove, nonostante il terreno perso, Maurizio cercherà di recuperare quanto più possibile. Con i consigli del nonno e gli insegnamenti dei coach. Mentre un nuovo anno scolastico inizia e sarà ora di riprendere gli studi in meccanica all’Istituto Tecnico Industriale. Ma grande farai il meccanico? “Non lo so… meglio il pilota (ScooterMatic se possibile)”. Perché siamo alla terza generazione in sella… e buon sangue non mente.