Massimo Mendogho e quel sogno realizzato

Quanti di voi possono dire di aver realizzato un sogno? Non parlo di comprare una macchina, un viaggio, una casa. Io parlo di qualcosa di più profondo. Parlo di quando compravi il giornale Scooter Magazine per capire come elaborare il tuo Zip, quello che usavi tutti i giorni per andare in giro e, ricordo, rimanevi lì, ammaliato dai colori di quei motorini. Rosso, arancione e giallo fluorescente… spaziali! Parlo di quando hai 16 anni e vai a vedere una gara di scooter a Vallelunga. Di quando erano tutti lì ed io conoscevo i loro nomi, in quali team corressero, ero gasatissimo nel vedere i dettagli di quei motorini fantastici.

Ricordo le foto, tante, e ricordo il momento in cui ho visto lui, il mitico Mauro Montagna, il Valentino degli scooter, il Totti del pallone, il Federer del tennis. Ricordo quasi perfettamente il momento in cui ci siamo avvicinati con i miei amici per chiedere una foto o un autografo, e lui, subito disponibile disse: “Dai dai venite dentro!” Era nel box mancavano un paio d’ore alla gara, e noi a chiedere mille cose, su quanto veloce andasse il motorino, su quanto si girasse come tempo, la temperatura dell’acqua, le sospensioni, e mille altre domande. Poi i saluti e noi lì ad aspettare l’inizio della gara che, se non sbaglio, poi vinse.

Tornando a casa toglievo dallo zaino il suo autografo per attaccarlo al muro, vicino a delle pagine staccate dal giornale di Scooter Magazine dove c’era una sua vittoria. E sempre lì è rimasto, ormai sono 19 anni e non ce n’è stato uno, da quel giorno, in cui non mi sono mai detto che avrei mai provato a fare una gara. Ho dovuto aspettare altri 3 anni per avere la mia occasione. A Magione con un gruppo di amici, gli stessi di quel giorno: non eravamo pronti, non sapevamo dove mettere le mani, ma c’era passione, tanta passione, un motorino montato alla buona, zero esperienza e via! Mi presi 15 secondi in qualifica, ma non importava, era solo bello essere lì.

Decisi di partecipare seriamente nel 2005 in pianta stabile. Andavo pazzo per il Trofeo Nazionale, per gli autodromi, mi piaceva la velocità, la scorrevolezza e poi erano tanti e tutti forti. I primi anni furono difficili, in tutto e per tutto, ma mi aiutarono a migliorare. Nel 2007 la svolta: cambiai team, motorino perfetto, sempre al top, ogni gara partivo in prima fila. Ma quando dovevo concretizzare in gara o facevo cazzate o mi finivo a terra. Fino all’ ultima gara, ad Adria.

Partivo in seconda fila. Prima della partenza incontrai all'uscita del mio box il proprietario di un Team ( Matteo Minischetti) che aveva stima di me e mi disse “Oggi hai la tua grande occasione, usa la testa e aspetta l’ ultimo giro per attaccare e se ne hai di più non farglielo vedere a nessuno, rimani dietro”. Fissai nella mente quello che mi disse. Lo ringraziai e partii per la gara. Erano 7 giri. Semaforo che si spegne e via fui subito pronto e mi misi dietro a Mauro, Zenari ruppe subito al primo giro, rimanemmo in 3 davanti: io, Spadaro e Mauro.

Avevo capito subito che sarebbe stata una giornata speciale, funzionava tutto. A 3 giri dalla fine a Spadaro si spense il motorino all’uscita del tornantino per la rottura della bobina. Rimanemmo io e Mauro. Nel dritto toglievo il gas per non passarlo- Rimasi concentrato e iniziò l’ultimo giro. Sentivo la pressione perché sapevo che non dovevo sbagliare niente perché davanti a me c'era Mauro e non il primo improvvisato di turno. Ma come al solito feci una cazzata al tornantino staccando troppo tardi e persi dei metri, che recuperai evitando di frenare alla esse, o meglio, frenando solo con il posteriore, una percorrenza pazzesca!

Ero lì, attaccato. Nell’ultima curva Mauro fece una cosa a cui io non ero preparato, diede una doppia pinzata che mi spiazzò e per non tamponarlo andai più largo del solito Pensai “puttana ladra ho perso! Il traguardo era dove c’era la partenza e non come oggi che è subito dopo la curva. Quindi rimanevano 200 metri di speranza. Mi accucciai il più possibile e...pregai.

Lo passi sul traguardo, di un niente, 0.040. 20 centimetri. La mia prima vittoria nel Nazionale. Contro Mauro Montagna. Il famoso Mauro che nel 2001 mi firmò quel pass. Quello che stava sulle pagine attaccate in camera mia!! 

Cioè capite??...6 anni prima ero in una cazzo di tribuna a guardarlo e 6 anni dopo vinco proprio contro di lui!!

La vita a volte sembra il disegno di un pazzo. Beh.. ho urlato nel casco come non mai. Ed ho subito pensato a quel ragazzino che ha rincorso quel sogno, alle volte che sono caduto, allenato, sperato, e tutte quelle in cui creduto che prima o poi ce l’avrei fatta.

Ci sono tante cose di cui vado fiero nella mia vita e questa è una di quelle. Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni!

Massimo Mendogho