Luigi Pannone, tutto pronto per il terzo anno di Academy

Atto terzo, si alzi il sipario. Luigi Pannone, coach che non ha certo bisogno di presentazioni dopo aver scritto qualche bella pagina di storia personale e dei Trofei Malossi con le sue imprese, si dice pronto per andare in scena. In cartellone c’è la terza stagione della Malossi Racing Academy e un cast di attori pronti a calcare i palchi tra i più prestigiosi di quelli d’asfalto e cordoli.

Le prime due stagioni in magazzino per “un bilancio – racconta SuperPann, il nome con cui il mondo dei motori lo conosce - molto positivo e per molti aspetti. Professionali ed emozionali, perché partecipare significa un coinvolgimento totale.” E anche qualche, umano dubbio. “Ho creduto da subito nel progetto ma qualche domanda, come naturale che fosse, me la ponevo. Non avevo idea della tipologia di piloti con cui avrei lavorato e il timore era quello di non riuscire nella missione affidatami.

Ma poi “la risposta è stata l’Academy stessa. I ragazzi che, alla fine, arrivavano da esperienze diverse ed ognuno con motivazioni e obiettivi differenti ma avrebbero dimostrato lo stesso impegno nel lavoro raggiungendo livelli di crescita prima difficilmente immaginabili. Alcuni, poi, dimostrando di avere un vero talento da crescere e curare sì, ma già bello formato. Solo da portare a galla.”

E la stagione che verrà? “Parte con il piede giusto. L’arrivo di Rebecca Bianchi nello staff è già, da sola, una certezza: la sua serietà e preparazione non potranno che aumentare la qualità del progetto, perché non si tratta solo di una professionista ma di una vera appassionata e di un vulcano di idee. Mi ha colpito molto il suo metodo di lavoro, il suo approccio alle attività che andremo a svolgere. Ci sarà molto da imparare. E questo vale anche per me!”

Che non si smetta mai di apprendere appare, spesso e a torto, come una banalità. Ma poi certe cose accadono, ed ecco, quello è il momento in cui l’ovvietà lascia il posto alla meraviglia. Perché in Malossi Racing Academy accade, eccome, di imparare così come di stupirsi. Di imparare che c’è ancora molto e che no, non si finisce mai di aggiungere.

“Due episodi, se solo due ne posso scegliere, ne sono stata la dimostrazione. Il primo in occasione dell’arrivo di Luca Salvadori e la soddisfazione di vedere la sua totale dedizione e serietà nel lavoro in Academy. È stata un’esperienza molto positiva per i ragazzi lavorare al fianco di uno dei loro idoli che con naturalezza e umiltà li ha accompagnati partecipando ad ogni minuto di quella giornata.” Un campione lo vedi da lì. 

Sì e a questo proposito c’è un episodio che mi ha toccato davvero: Varano de’ Melegari, prima edizione dell’Academy. Terzo giro, più o meno, di gara1. Un contatto tra piloti fa scivolare Saverio Fioretti. Una brutta caduta la sua che subito fa preoccupare tutti soprattutto Giovanni Barsotti che non ci pensa un secondo, interrompe la sua gara e corre ad accertarsi sulle condizioni del suo sfidante, accompagnato poi al centro medico per gli accertamenti del caso. 

Una giornata diventata cupa in pochi secondi e un’atmosfera rischiarata e risollevata solo dalle buone notizie sulle condizioni di Saverio giunte dall’ospedale giusto qualche attimo prima di schierarsi in griglia per gara2. Una dimostrazione, l’ennesima peraltro, di quanto i rapporti che nati lì nel box siano davvero forti e sappiano prevalere sullo spirito di competizione. I piloti, quelli che si possono definire tali, si riconoscono così.” Dimostrando, anche, la teoria secondo cui non si smette mai di aggiungere. Mai davvero.